Isera - Castel Pradaglia
Archeologia: dosso di Castel Pradaglia
Sulla sommità del dosso su cui nel Medioevo sorgerà Castel Pradaglia, il rinvenimento a più riprese di reperti archeologici testimonia la presenza di un insediamento di lunga durata, frequentato per tutta l'età del Bronzo (2200-900 a.C. circa). L'importanza strategica del sito, che verosimilmente ne determinò la continuità d'uso fino all'epoca bassomedievale, era determinata dalla sua posizione a ridosso dell'Adige, il cui controllo era evidentemente considerato di tale importanza, da necessitare anche di un secondo presidio, costituito dal villaggio di dosso Alto a Borgo Sacco, sviluppatosi contemporaneamente sulla sponda opposta del fiume. Il consistente lotto di reperti ceramici e litici provenienti dal sito, conservati presso il Museo Civico di Rovereto, richiamando fortemente tipologie e stilemi decorativi diffusi nell'area padana e gardesana, testimonia una significativa influenza meridionale, a riprova dell'importanza dell'idrovia atesina nella comunicazione culturale (Tecchiati 1996, p. 114). Significative nel sito anche le testimonianze di età romana. Già Paolo Orsi nel 1880 aveva segnalato il rinvenimento di monete romane e di una tomba entro il perimetro del castello; al Museo civico di Rovereto, poi, si conservano un peso da telaio, tessere musive, frammenti di ceramica comune e frammenti di tegole romane provenienti dal sito. Questi reperti non sono numerosi, soprattutto se paragonati a quelli riferibili all'insediamento della media età del Bronzo, tuttavia appaiono sufficienti a confermare la presenza sul dosso di un insediamento di età romana, forse di dimensioni molto limitate ma comunque di un certo impegno architettonico, considerata la presenza del mosaico. Incerto, invece, il rinvenimento di materiali di età altomedievale nel sito.
Castel Pradaglia
Inizialmente feudo della famiglia Da Pradaglia, esauritasi alle fine del XII secolo, il castello divenne sede di gastaldia vescovile, e come tale è indicato dal 1197. In realtà diversi indizi testimoniano il fatto che varie persone possedessero edifici entro le sue mura: tra questi i Castelbarco (fino al 1198) e gli uomini delle comunità circonvicine (documenti del 1201-1216), tenuti a garantire la manutenzione e la custodia del castello. Nel 1210 ebbe la gastaldia di Pradaglia Jacopo da Lizzana, la cui successiva ribellione portò però all'assedio e alla riconquista nel 1234 del castello da parte delle forze vescovili. Dopo una temporanea assegnazione a Odelrico de Rambaldo, che doveva custodirlo con 9 uomini, i da Lizzana vi rientrarono. Nel terzo quarto del XIII secolo le vicende si fanno piuttosto confuse, e coinvolgono anche le figure di Sodegerio da Tito, podestà imperiale di Trento, del figlio di lui e dei Conti del Tirolo. Negli anni Settanta del Duecento il castello fu acquisito dai Castelbarco della linea di Rovione, che lo tennero per circa un secolo; in seguito passò al ramo di Lizzana. Nel 1416 si raggiunse un accordo per cederlo al duca Federico IV, ma in realtà fino circa alla metà del Quattrocento rimase sotto il controllo castrobarcense. Assediato ed espugnato dall'esercito veneziano, fu distrutto e consegnato alla Podesteria veneta di Rovereto. Da allora in poi il dosso e le sue pertinenze furono assegnati a diverse persone, che li convertirono ad uso agricolo. Il Comune di Isera ne ha promosso negli ultimi anni il progetto di recupero. Tra gli episodi storici più rilevanti si ricorda il celebre duello combattuto davanti al castello nel 1487, durante l'assedio tirolese di Rovereto, tra Antonio Maria Sanseverino – figlio del condottiero dei veneziani – e Giovanni conte di Sonnenberg.