2005 | XVI Rassegna e VII Premio Orsi

Premessa

La Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico è un piccolo gioiello della città di Rovereto, non soltanto per le cinquemila presenze che mediamente registra in pochi giorni di proiezioni, ma per il sorprendente circolo virtuoso che è in grado di attivare. Un grande merito è senza dubbio la valorizzazione del bene culturale mondiale attraverso un medium moderno e attrattivo quale il cinema, ma soprattutto la capacità di creare contatti, di mettere in circolo un patrimonio documentario di grande valore, che rimane vivo, che si apre alla fruizione al di là delle giornate in cui la manifestazione ha luogo. Un impegno costante e l'accordo con le case di produzione hanno permesso al Museo Civico di realizzare e consolidare in questi sedici anni il più importante archivio europeo di film di archeologia, che proietta Rovereto in una dimensione internazionale, la fa essere centro di sistema, il cuore pulsante di una rete che porta il film archeologico - e il nome della nostra città - non solo sul territorio regionale, ma anche sulla piazza nazionale e d extranazionale, nei musei toscani, a Roma, a Torino, ad Agrigento, a Lecce, in Spagna, in Francia, in Germania, in Grecia, in Croazia, in Turchia, in Egitto, e in molte altre parti del mondo. E' un giacimento culturale cui tutti possono attingere, per l'intrattenimento e per la formazione, una memoria del passato che ci aiuta ad interpretare il presente e progettare il futuro.

Guglielmo Valduga
Sindaco di Rovereto

Per la sedicesima edizione della rassegna, pur essendo limitati in parte nella ricerca dal tema specifico del Premio Paolo Orsi "La Religione nel mondo antico" abbiamo ricevuto quasi 110 opere cinematografiche. Non riusciremo a proiettare tutto in un'unica soluzione, naturalmente, poiché lo impediscono in primo luogo i tempi e gli spazi disponibili, ma riusciremo lo stesso! Centodieci film rappresentano solamente una piccola parte della produzione dedicata all'archeologia e, in ogni caso, alla ricerca sull'antichità cinematografica dei vari paesi di questo pianeta e per questo periodo. Si tratta di un sintomo più che evidente della crescente attenzione dell'archeologia per la comunicazione! Germoglia nell'ambiente archeologico, tra archeologi e ricercatori "dell'antico", l'esigenza di comunicare il proprio lavoro, l'esito delle proprie ricerche, non più e solamente all'interno di convegni e di congressi, bensì per il gran pubblico. Si fa strada la necessità di ottenere consenso e visibilità, il più diffusi possibile, per la propria attività. Si tratta di una necessità, indubbiamente ed in gran parte legata, all'esigenza di ottenere risorse per il proprio lavoro. Questo fenomeno si rivela molto interessante poiché facilita la conoscenza, il confronto, il dialogo. Introduce in sostanza nella ricerca germi di "democrazia" che agevolano notevolmente lo sviluppo dello studio e dell'approfondimento scientifico. Ostacola, in qualche modo, la trasformazione della ricerca in accademia e retorica che teme il contraddittorio. Il film d'archeologia, visto con sospetto qualche anno fa dagli archeologi, conquista oggi un ruolo inedito e positivo. Non possiamo che allietarcene!

Dario Di Blasi
Direttore della Rassegna

 
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