Premessa

La Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico: una manifestazione che da ormai diciassette anni parla dell'antico, utilizzando però gli strumenti ed i linguaggi più contemporanei, coniugando così due delle molte anime che caratterizzano una città unica quale Rovereto: il gusto per indagare e conoscere il passato e la forte determinazione ad essere utente e protagonista attiva della modernità.
La Rassegna è un evento originale, che la città ama e sente proprio e che al contempo riesce a creare contatti importanti, a fare rete con università, musei, case di produzione televisive, a diventare punto di riferimento per i più importanti registi e studiosi del settore archeologico e per notissimi volti mediatici, riuscendo poi, dato certamente significativo, a divulgare non solo i programmi documentaristici, ma il nome e il carattere creativo della città di Rovereto in tutta Italia e nel mondo.

Il Sindaco di Rovereto
Prof. Guglielmo Valduga

Non è senza significato che la Rassegna del Cinema Archeologico sia stata pensata e realizzata, in un arco di tempo ormai quasi ventennale, nella città che diede i natali a due protagonisti dell'archeologia italiana,Paolo Orsi e Federico Halbherr. Quest'anno il programma si rivolge all'Oriente e i numerosi film dedicati alla Grecia segnano idealmente le tracce di due personalità legate alla cultura europea, ma aperte alle meraviglie delle civiltà che fiorirono nel Mediterraneo antico.
In questi anni la Rassegna di Rovereto ha svolto una funzione fondamentale in Italia nel settore della comunicazione. Con la creazione, negli anni Trenta, a Roma, dell'Istituto Centrale del Restauro, il nostro Paese acquisì un primato indiscutibile nel campo della conservazione dei Beni Culturali; si superava la pratica artigianale degli interventi sui manufatti, creando le basi scientifiche delle metodologie di intervento. Al primato nel restauro non corrisponde tuttavia in Italia un analogo impegno nella comunicazione: nel sistema globale caratterizzato dalla sempre più diffusa domanda di conoscenza, in particolare nel settore della cultura, l'Italia gioca ancora un ruolo marginale. Nei programmi della Rai vediamo il predominio assoluto dei documentari stranieri, anche su argomenti riguardanti l'arte e le civiltà del nostro Paese. Un ritardo che ha molte spiegazioni, non ultima l'atteggiamento dei nostri ricercatori ancora poco propenso a una più vasta diffusione dei risultati del loro lavoro. Ma questa realtà rapidamente va modificandosi, anche sulla spinta delle nuove tecnologie che cambiano i modi di condurre le indagini e che fanno sempre più emergere il valore sociale e comunicativo dell'archeologia. La Rassegna di Rovereto ha contribuito in modo determinante a questa trasformazione, attraverso la qualità dei prodotti presentati, che esalta i valori espressivi e rende attraente il lavoro dell'archeologo. La dimensione internazionale della Rassegna è l'altro potente fattore di apertura che obbliga al confronto e pone a tutti noi che lavoriamo in Italia la necessità di partecipare attivamente al racconto globale dell'Archeologia.
L'iniziativa non resta nel circuito di Rovereto e la Rassegna opera attivamente su tutto il territorio nazionale, in particolare nel Mezzogiorno d'Italia. Ad Agrigento, nell'ambito delle attività del Parco dei Templi; a Lecce e nel Salento i film della Rassegna costituiscono ormai parte integrante del Festival di Archeologia dei Ragazzi. Qui lo scavo è presentato come un gioco e il racconto cinematografico della scoperta produce nei più giovani emozione ed interesse e contribuisce a creare una sensibilità diffusa di rispetto per le testimonianze del nostro passato.

Francesco D'Andria
direttore della Missione Archeologica italiana
a Hierapolis-Turchia, Università di Lecce

 
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