merc 28 maggio, ore 18 | con NATURALIA ARTIFICIALIA. INGRESSO GRATUITO AL MUSEO FINO AL 13 LUGLIO
Al Museo della Città si inaugura la nuova mostra Naturalia Artificialia, il 28 maggio 2025 alle ore 18:00. Sarà aperta al pubblico fino al 13 luglio.
Per tutta la durata dell’esposizione il Museo della Città sarà aperto al pubblico a ingresso gratuito
Giunta alla sua seconda edizione, Naturalia Artificialia, curata da Francesca Piersanti, intreccia ricerca artistica e scientifica, coinvolgendo tre artisti o collettivi chiamati a rileggere e interpretare le collezioni e i saperi del museo attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea.
Torna quindi l’intreccio tra le sezioni e i ricercatori del Museo e l’arte, tra “Naturalia”, oggetti ed elementi naturali, e “Artificialia”, opere in esposizione risultato di processi creativi e artistici.
Le opere site-specific, realizzate appositamente per questa edizione da artisti della nostra regione, Michael Fliri, Sara Maino e dal collettivo trentino Mali Weil, si articolano in narrazioni visive e sonore che mettono in relazione il patrimonio del Museo con le pratiche artistiche contemporanee, in particolare in dialogo con le sezioni di Archeologia con Maurizio Battisti, Geologia con Michela Canali e Zoologia con Gionata Stancher.
"Questo progetto, commenta la curatrice Francesca Piersanti, nasce dal desiderio di esplorare, attraverso le pratiche artistiche, i temi dell’archeologia con Michael Fliri, della geologia con Sara Maino e della zoologia con Mali Weil, accomunati dall’urgenza di ripensare l’umano in una prospettiva di ascolto e interconnessione con la natura. La dimensione rituale e apotropaica che attraversa le opere apre nuove modalità di relazione con le strutture biologiche e simboliche del mondo naturale."
“Il progetto, sottolinea la direttora della Fondazione Alessandra Cattoi, si inserisce in un percorso che il museo porta avanti da qualche anno e che intendiamo proseguire, volto a mettere in dialogo il linguaggio artistico con le collezioni storiche che custodiamo, permettendoci di renderle vive rileggendo questi oggetti con occhi nuovi. L’interpretazione artistica offre una lettura originale e inedita, che arricchisce sia il pubblico che i ricercatori. Gli artisti coinvolti, con un forte legame territoriale, valorizzano le collezioni non solo riportando attenzione su oggetti spesso poco noti, ma anche proponendo modi alternativi e sensibili di osservarli”.
La mostra presenta un’articolata selezione di linguaggi e tecniche che spaziano dai prodotti tessili e sartoriali alle installazioni sonore basate sul canto, dalla stampa alla videoinstallazione, al design, alla pittura. Questa varietà non si limita a esprimere la molteplicità dei mezzi, ma riflette la capacità dell’arte contemporanea di oltrepassare i confini disciplinari, attivando dispositivi narrativi e simbolici che ne evidenziano la complessità e la vocazione al confronto con scienza e storia, aprendo sempre nuove suggestioni e possibilità interpretative.
le opere contemporanee si integrano con reperti e materiali delle collezioni museali, lamine dell’età del bronzo, terre e pigmenti colorati naturali del territorio, e il teschio di un orso polare, in un allestimento che si sviluppa ad anello sul secondo piano del Museo della Città.
La mostra al Museo della CIttà è a cura di Francesca Piersanti e promossa da Scuola di Sant’Osvaldo - Distretto Santa Maria.
Michael Fliri (Tubre BZ, 1978) e l'archeologia
Artista interessato alla metamorfosi come trasformazione continua di corpo, oggetto e percezione, Fliri dialoga con alcuni reperti archeologici del Museo, in particolare con lamine di mani e piedi dell’età del bronzo. Questi oggetti, decorati con reticoli di punti, richiamano le sue opere, che reinterpretano parti anatomiche giocando sull’ambiguità tra digitale e artigianale. Usando calchi in gesso, vetro, pellicole trasparenti, luce e fluidi, Fliri crea immagini che evocano la biometria e il motion tracking, pur mantenendo una forte componente materica e poetica.
Per la mostra, riprende anche il tema dell’autoritratto, esplorando il legame tra corpo, immagine e identità. I volti diventano mappe simboliche, reticoli carichi di significato, come talismani che raccontano trasformazioni e possibilità espressive. Le sue opere si muovono tra tecnologia e memoria, tra l’estetica del postumano e forme archetipiche, trasformando materiali rigidi in forme fluide e restituendo nuova vitalità agli oggetti del passato.
Sara Maino (Arco TN, 1970) e la geologia
L’acqua è al centro dell’opera di Sara Maino, artista che unisce linguaggi visivi e sonori con una forte attenzione ai temi sociali e ambientali. In questo lavoro, Maino esplora l’idrogeologia e costruisce un racconto poetico legato al torrente Leno, intrecciando dati scientifici e suggestioni artistiche per riflettere sul tempo e sul rapporto tra uomo e paesaggio.
La videoinstallazione segue il corso del fiume fino alla sorgente, trasformando il percorso in un’esperienza emotiva dove l’acqua diventa voce narrante, tra suoni, pietre e canyon modellati dal tempo. In un eremo, l’artista realizza un’icona sacra usando pigmenti naturali raccolti sul posto, guidata dal silenzio e dalla memoria dell’acqua.
Una mappa sonora accompagna il visitatore lungo il cammino, grazie a QR code incisi nella pietra: ogni tappa invita all’ascolto e alla contemplazione, trasformando il territorio in una geografia interiore.
Infine, ispirandosi a una leggenda locale secondo cui l’acqua del torrente porta con sé delle voci, Maino crea un’installazione corale. Le melodie della sorgente diventano una partitura per voci maschili e femminili, dando vita a un canto profondo, come un’eco sotterranea che continua a scorrere sotto i nostri piedi, ricordandoci la vita invisibile che ci accompagna.
Mali Weil e la zoologia
Il percorso si conclude nelle raffinate sale di Palazzo Sichardt, dove il collettivo Mali Weil (Elisa Di Liberato, Lorenzo Facchinelli e Mara Ferrieri) presenta una nuova tappa della sua narrazione, che intreccia arte, filosofia, finzione e scienza. Il tema centrale è la diplomazia interspecie, intesa come pratica di reciprocità e coesistenza tra tutte le forme di vita. In mostra, oggetti simbolici e cerimoniali assumono il ruolo di “passaporti planetari”: strumenti visivi che affermano appartenenze a sistemi giuridici alternativi e propongono alleanze con altre specie. Questi manufatti compongono un linguaggio visivo e politico, dove ogni combinazione stabilisce diritti, protezioni e responsabilità condivise.
Tra le opere, uno spillone ispirato alla dea Artemide - e al suo legame con l’orsa – dialoga con un cranio d’orso polare, evocando antiche alleanze tra umani e animali. A questo si collega un manufatto tessile, un “libro delle leggi” in forma di mantella arricchito da testi, ricami e immagini che compongono un repertorio mitologico e giuridico condiviso. Il collettivo propone infine una riflessione sulla politica come metabolismo planetario, un sistema interdipendente regolato dai cicli naturali di acqua, carbonio e ossigeno. La Convenzione Metabolica Planetaria, è un’installazione pensata per essere diffusa in diversi territori, e si presenta come un testo fonologico che allontana il linguaggio dalla rigidità verbale per trasformarlo in suono e canto, aprendo a una comprensione più ampia e sensibile del vivente.
Non manca uno spazio dedicato alla consultazione di cataloghi e materiali di approfondimento, per offrire al pubblico ulteriori chiavi di lettura sui temi della mostra.
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