Lettera aperta degli scienziati all’Unione Europea per salvare la foresta amazzonica

Lettera aperta degli scienziati all’Unione Europea per salvare la foresta amazzonica

La scienza si mobilita per salvare foreste e biodiversità in Brasile: sulla rivista Science, 602 firmatari tra i ricercatori europei - tra cui l’entomologo della Fondazione Museo Civico Filippo Maria Buzzetti - più 2 organizzazioni brasiliane in rappresentanza di 300 gruppi indigeni.

La Foresta amazzonica non è solo scrigno di biodiversità, ma anche il polmone verde del nostro pianeta, cruciale per la stabilità del clima e la sopravvivenza non solo delle popolazioni indigene ma anche dell’umanità intera. Il delicato equilibrio, già sconvolto negli ultimi anni, appare ulteriormente a rischio con le dichiarazioni e le prime azioni dei nuovi vertici brasiliani che prevedono l’eliminazione delle politiche anti-deforestazione del passato governo. Il 2018 è stato purtroppo un anno record in negativo: i primi 7 mesi hanno visto il disboscamento (anche illegale) di una zona pari a metà della Giamaica. 
Gli scienziati europei non ci stanno, e si mobilitano con una lettera aperta, dura e ricca di dati inconfutabili, rivolta all’Unione Europea e pubblicata sulla rivista Science.
Tra i 29 firmatari italiani, Filippo Maria Buzzetti, entomologo della Fondazione Museo Civico di Rovereto.

La lettera sottolinea che l’Unione Europea, in posizione di forza in quanto secondo partner commerciale del Brasile, avrebbe il dovere di pretendere che vengano rispettati sia i diritti umani che l’ambiente.

Ad oggi questo non accade. Per fare alcuni esempi:

miliardi di euro vengono spesi dall’EU per importare dal Brasile il ferro, nonostante all’attività estrattiva sia legata la deforestazione selvaggia e al non rispetto degli standard di sicurezza per i minatori, e l’acquisto di carne a basso costo da portare sulle tavole europee ha richiesto per l’allevamento del bestiame, in un anno soltanto, la deforestazione di un’area pari a 300 campi di calcio al giorno.

Margine per un’attività sostenibile e rispettosa dell’ambiente ci sarebbe, e nella lettera si chiede con forza che l’Europa vincoli qualsiasi operazione commerciale con lo stato brasiliano al rispetto della Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni delle Nazioni Unite del 2007 e che vengano definiti stretti criteri sociali e ambientali per il commercio delle materie prime.

Negli allegati, la lettera completa pubblicata su Science e la lista dei firmatari

 

 

 
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