Massimo Candioli. Il ragazzo della Luna.

Massimo Candioli. Il ragazzo della Luna.

Nove mesi di servizio civile per un'esperienza "spaziale"

22 anni, un diploma tecnico con una specializzazione in meccatronica, e a breve una laurea in sociologia: questo il background variegato di Massimo Candioli, giovane di Trambileno che ha scelto di fare un’esperienza professionale alla Fondazione Museo Civico di Rovereto grazie al servizio civile universale provinciale. 

Per nove mesi, da dicembre 2018 a fino a fine agosto 2019, Massimo farà parte dello staff museale, seguendo l’allestimento e le attività della mostra “La Luna e poi”, dedicata al cinquantenario dal primo allunaggio e all’esplorazione spaziale, soprattutto nella parte di visite guidate per il pubblico e assistenza alle postazioni digitali. Una presenza sempre molto competente e apprezzata dalle migliaia di visitatori che hanno visitato la mostra.

L’esperienza di servizio civile al Museo è stata all’altezza delle tue aspettative?

Sì, direi che è stata anche al di sopra delle aspettative. Al museo ho potuto stare a contatto con più persone e in più ambiti, dato che i dipartimenti e le sezioni museali sono diverse.

Il tuo lavoro è stato perlopiù concentrato sull’esposizione temporanea che il Museo in questi mesi ha dedicato all’esplorazione spaziale e all’allunaggio. Sei diventato il “ragazzo della Luna”, hai collaborato un po’ a tutto tondo all’allestimento della mostra, e poi ti sei occupato di accompagnare il pubblico in visita.

Esattamente. Ho acquisito e rafforzato la mia capacità di rapportarmi con un pubblico di varie fasce di età e inoltre la mostra, molto interattiva e tecnologica, mi ha permesso di poter coinvolgere anche i non esperti. Facendo da guida all’interno delle sale, mi piace far capire alle persone quanto siano stati importanti questi passi fatti dall’uomo partendo dalle prime missioni nello spazio fino alla conquista della Luna, e le nuove missioni che in futuro lo porteranno su Marte.

Durante il tuo lavoro è capitato che dovessi anche essere il testimonial della mostra: un’intervista per la Rai, le foto pubblicitarie. Ti interessano anche questi aspetti della comunicazione di un evento culturale?

Sì, l’intervista la ricordo bene, il giorno di Pasqua. è stata un’esperienza importante, che mi potrà essere utile e che non capita tutti i giorni. Perché già bisogna essere preparati per parlare davanti a un pubblico, ma davanti a una telecamera e a una troupe televisiva è un’altra cosa, è un’esperienza in più. In più me la sono cavata in una situazione che poteva essere ‘complicata”.

L’ambito nel quale hai lavorato ti ha dato qualche spunto e qualche soddisfazione: oltre a finire i tuoi studi, pensi possa essere un settore dove lavorerai anche in futuro?

Difficile da dire...comunque mi piacerebbe continuare, e già in questi mesi ho avuto delle proposte: delle lezioni al planetario a Sesto San Giovanni, e anche proseguire il lavoro alla mostra che si sposterà a Milano, insomma, anche delle prospettive future.
Questo era inaspettato ed è quel qualcosa in più che mi ha offerto il servizio civile.

 

 
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