Progetto RAM: torna viva la memoria della città di Rovereto
Inedite fotografie e immagini filmate, tornano disponibili e fruibili con il progetto RAM (Rovereto Archivi Memoria)
Il progetto RAM (Rovereto Archivi Memoria), promosso dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto con il Laboratorio di Storia di Rovereto, con il contributo della Fondazione Caritro, e in collaborazione con la Biblioteca Civica di Rovereto, il Nuovo Cineforum di Rovereto e la Società del Museo Civico, è semplice nell’idea, ma molto ambizioso: gioca nel nome utilizzando lo stesso notissimo acronimo della memoria operativa dei PC, ed è proprio una “memoria digitale” che è riuscito a creare, facilmente consultabile anche a distanza attraverso un sito internet dedicato, di immagini storiche - foto e filmati - che raccontano la città di Rovereto, e ricostruiscono - attraverso l'immagine - l’ambiente storico, culturale e sociale della città.
Nel sito web del progetto, curato da Eleonora Zen, anche grazie a percorsi guidati sulla Rovereto scomparsa, sulla storia del Museo e via via su molti altri temi, come costumi, società e personaggi, ciascuno potrà ritrovare la Rovereto di una volta, ma anche le sue trasformazioni nel corso del tempo.
Alla base del progetto, la tutela e la promozione del patrimonio fotografico e cinematografico locale perseguite con l'ausilio delle nuove tecnologie, facendo dialogare e incontrare nello stesso luogo virtuale patrimoni fisicamente lontani tra loro e appartenenti a enti diversi. Sul sito internet sarà disponibile una cospicua parte del materiale documentario posseduto dalle due istituzioni.
Si scoprono angoli della città che si immaginavano fermi nel tempo e che invece hanno subito grandi trasformazioni o strutture di grande bellezza totalmente scomparse. Solo per dare un assaggio di quanto si può scoprire frequentando il sito RAM, basta vedere quanto sia cambiata Piazza delle Erbe.
Pochi sanno che prima del 1920, anno in cui fu sostituito dall’attuale fontana, realizzata da Gelsomino Scanagatta, al centro della piazza si trovava un grande lavatoio pubblico con archi e un tetto in tegole (6760a_3).
Questo permette di capire quanto nel tempo sia anche cambiata la funzione di centralità e rappresentatività di una piazza, o anche il modo di vivere delle famiglie.
Un altro esempio è la via Tartarotti. Oggi, ad un rapido sguardo, del lato sud di Via Tartarotti si riconosce soprattutto la facciata del Filatoio Tacchi, con le sue fitte file di finestre. Accanto sorge Casa Masotto. L’immagine del 1902 (6760a_12) ci restituisce l’aspetto che la strada doveva avere tra il Settecento e l'Ottocento. Il filatoio fu costruito nel 1765 e venne ampliato nel 1804. Appartenne inizialmente ai fratelli Cosmi e passò in seguito a Giovanni Battista Tacchi. Nella prima metà dell'Ottocento era uno dei principali filatoi della città e operò fino a circa il 1900.
Casa Masotto, cui all'epoca era annesso un piccolo fabbricato a uso tintoria, è nota anche come Palazzo delle Trifore, e fu adibita in anni recenti, fino al 2005, a sede del Catasto e del libro Fondiario. Si può notare la roggia cosiddetta Roza Grande, che scorre scoperta davanti ai due edifici, attualmente interrata sotto al marciapiede e al posteggio.
Il sito è già ricco, con un grande lavoro di inventariazione e schedatuta puntuale di materiali che solo così diventano patrimonio collettivo, e verranno ulteriormente sviluppati i tour virtuali che permetteranno al visitatore di scoprire la storia e l'evoluzione della città attraverso i suoi palazzi, i monumenti, i protagonisti, una memoria comune davvero unica che viene restituita al pubblico, frequentabile e godibile dal proprio pc.