Isera - Nagustello
Durante l'Ultimo Massimo Glaciale (da 25000 a 18000 anni circa dal presente), gran parte del territorio alpino era ricoperto da ghiacci. Il limite delle nevi persistenti si trovava attorno ai 1600 m di quota ed estese calotte glaciali, che lasciavano scoperte solo le cime più elevate, si congiungevano in grandi lingue di ghiaccio che si estendevano fino alla pianura. Per questo in tale periodo il territorio trentino non conosce popolamento umano, mentre i gruppi di cacciatori-raccoglitori paleolitici si attestarono sul margine alpino più meridionale. La frequentazione del distretto montano si verificherà attorno a 13000 anni dal presente con il miglioramento climatico avvenuto nel Tardiglaciale, periodo in cui, con fasi alterne, si verifica il progressivo ritiro dei ghiacciai e l'instaurarsi di aspetti climatici prossimi a quelli attuali. Si assiste allora al progressivo ingresso dei gruppi umani all'interno del complesso montuoso alpino, forse anche a seguito dell'innalzamento dei limiti superiori della foresta. Infatti la motivazione che spinse le popolazioni del Paleolitico Superiore a frequentare l'ambiente montano fu la pratica della caccia (soprattutto allo stambecco) in ambienti aperti presso o al di sopra del limite boschivo; ciò determinò un certo grado di nomadismo stagionale tra campi di caccia estivi all'interno della catena e quartieri di svernamento prealpini. Le prime tracce di frequentazione umana nella zona di Isera risalgono proprio alle ultime fasi del paleolitico superiore e più precisamente all'Epigravettiano finale. Pertinenti a questa fase culturale sono i manufatti litici recuperati nella località di Nagustello, poco sopra Castel Corno; si tratta prevalentemente di scarti di lavorazione della selce estratta dalle pareti rocciose e di alcuni strumenti, fra cui si riconoscono grattatoi, lame ritoccate e troncature.