Orchidee spontanee alpine. Cambiamenti e minacce d'estinzione.

Orchidee spontanee alpine. Cambiamenti e minacce d'estinzione.

I botanici del Museo Civico, in collaborazione con l'Università di Padova, pubblicano un importante contributo sulla rivista internazionale "Nature Communications"

Campo 1 - Testo

La sezione botanica della Fondazione Museo Civico di Rovereto, con Filippo Prosser, Alessio Bertolli e il conservatore onorario Giorgio Perazza, conquista le pagine della prestigiosa rivista scientifica internazionale  “Nature communications”, grazie a un lavoro di ricerca in collaborazione con il professor Lorenzo Marini e la dottoranda Costanza Geppert dell'Università di Padova, dal titolo “Consistent population declines but idiosyncratic range shifts in Alpine orchids under global change”. 

Protagoniste assolute dello studio, le Orchidee del Trentino e delle Alpi nordorientali, un gruppo di piante numerose e a rischio di estinzione, che rappresentano anche uno straordinario indicatore ambientale.

Questo lavoro rappresenta un nuovo punto di riferimento per definire lo “stato di salute” delle circa ottanta specie di orchidee che popolano questo settore delle Alpi, e anche dei loro delicati ambienti di crescita a diverse altitudini, come boschi, prati aridi e zone umide, sempre più minacciati dalla presenza dell’uomo e dal riscaldamento globale.

Le specie di orchidee alpine occupano buona parte del territorio. Alcune specie si sono adattate al freddo e fioriscono fin quasi a 3000  metri di altitudine. Vi sono anche specie endemiche, come la Nigritella buschmanniae che cresce esclusivamente nel cuore del Brenta e in nessun altro luogo del mondo.

Campo 3 - Testo

Il dataset raccolto da Giorgio Perazza e collaboratori della Fondazione Museo Civico di Rovereto è unico: si estende dal livello del Lago di Garda a circa 3.000 m e lo sforzo di campionamento è stato enorme rispetto all'estensione spaziale e temporale relativamente limitata. Durante la revisione dei siti compiuta da Giuseppe Melchiori, con l’aiuto sul campo e l’analisi dei dati di Costanza Geppert e la supervisione di Marini, si sono potuti rilevare numerosi cambiamenti, dovuti sia all'abbandono o al cambio di destinazione d’uso dei suolo, come il rimboschimento, l'urbanizzazione e l'espansione agricola, che ai cambiamenti climatici, con le temperature in rialzo. Questi cambiamenti hanno portato all’estinzione locale di alcune orchidee in Trentino, e lo spostamento di areale di altre.

Durante l'analisi dei dati, si è scoperto anche che le popolazioni di orchidee avevano meno probabilità di sopravvivere se la popolazione si trovava nella parte inferiore del range di quota delle specie, suggerendo che il riscaldamento del clima ha aumentato il rischio di estinzioni a basse altitudini. Le specie di quota più elevata si è visto che stanno salendo sempre più in alto, circa 5 m all’anno.

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In generale è stato osservato un calo delle popolazioni, in particolare per il margine inferiore delle stesse e inoltre, diverse specie hanno mostrato anche variazioni  (movimento verso l’alto, verso il basso o nessun movimento) che suggeriscono  che la temperatura non è l’unico fattore che determina la dinamica sul campo.

Lo studio può e deve essere un punto di partenza utilissimo per azioni anche a livello locale, sia proteggendo l'habitat di crescita, che promuovendo una tutela attiva del territorio. Per proteggere le orchidee alpine non ci si può concentrare solo sul cambiamento climatico o solo sulla trasformazione del paesaggio. Per conservare questi fiori così fragili, è essenziale offrire loro la possibilità di reagire all’innalzamento di temperatura e questo obiettivo può essere raggiunto solo salvaguardando dalle valli alla cima delle montagne i loro habitat e arrestandone la trasformazione in campi agricoli, vigneti, piste da sci, boschi, strade o città.

Foto di Giorgio Perazza
Ophrys holosericea ssp. tetraloniae
Nigritella buschmanniae 
Ophrys bertolonii subsp. benacensis

 
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