Il mistero del Leptorabdo di Sardagna
Una pianta arrivata non si sa come dall'Himalaya fino alla periferia di Trento almeno 26 anni fa.
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Dal nome latino impronunciabile, Leptorhabdos parviflora, è una pianta proveniente dai grandi altipiani steppici dell'Asia centrale che mai in Europa era stata osservata fino ad oggi: quello di Sardagna rappresenta infatti il primo e unico ritrovamento europeo ad essere noto. Nel suo areale cresce spontaneamente in ambienti steppici e sponde di fiumi a quota relativamente alta, ma sempre con riferimento alle elevate catene asiatiche. Pur essendo a ciclo annuale, riesce a superare l'altezza di 1 metro, ha foglie opposte e con numerosi piccoli fiori chiari riuniti in lunghe spighe.
Ma come è stata trovata in Trentino? La storia della sua scoperta ha del rocambolesco e per comprenderla a pieno bisogna fare un salto nel tempo fino all'aprile del 1994 quando durante un'escursione di rilevamento floristico nella zona della cava di Sardagna venivano osservati alcuni esemplari secchi dall'anno precedente di una pianta sconosciuta e non meglio identificabile se non a livello di famiglia (Scrophulariaceae, secondo la classificazione in uso allora, Orobanchaceae secondo l'attuale). Ne venne preso nota sulla scheda di rilevamento con l'intenzione di ritornarci l'anno successivo per una verifica nella stagione più opportuna (tarda estate). L'annotazione però, come spesso succede, cadde presto nel dimenticatoio.
Il caso ha voluto però che nel settembre 2020, ripassando proprio in quel punto nell'ambito di altri monitoraggi in carico alla sezione botanica, è stata trovata con sorpresa quella stessa pianta ma questa volta in vari esemplari in fiore. La determinazione non è stata immediata ma, dopo caparbie ricerche e grazie alla Flora of China disponibile oggi sul web (nel 1994 la determinazione sarebbe stata ben più difficile!), si è giunti al nome scientifico. A questo punto sono state effettuate poi varie altre escursioni per verificare la possibile presenza della specie in altri punti della zona di Sardagna e della limitrofa periferia di Trento, ma senza esito. Sembra proprio che questa specie sia legata, e da almeno 26 anni, alla sola ex cava di Sardagna. Leptorhabdos parviflora non è una specie coltivata né commercializzata, e comunque non sembra citata in letteratura scientifica come specie in espansione. È usata come antinfiammatorio nella regione Himalaiana nell'ambito della medicina tibetana. In India settentrionale, nella zona di Chambra, viene tradizionalmente usata come foraggio. I semi inoltre sembrano privi di particolari adattamenti per il trasporto a lunga distanza.
Come sia arrivata da noi è quindi un mistero. Quella di Sardagna sembrerebbe sostanzialmente la prima fuga in assoluto al di fuori del suo areale centroasiatico (secondo il Global Biodiversity Information Facility > QUI). A Sardagna l'avrà introdotta qualcuno intenzionalmente dopo un viaggio nel Tibet e dintorni? Ipotesi affascinante, ma non molto probabile. Oppure sarà stata trasportata qui con i materiali di scarto quando la cava è servita da discarica? Anche questa via è poco percorribile dato che il suo utilizzo come deposito è successivo al 1994, anno del suo primo ritrovamento.
L'intrigante storia del ritrovamento di questa specie da parte della sezione botanica della Fondazione Museo Civico di Rovereto è stata pubblicata dopo studi e ricerche mirate sulla rivista scientifica internazionale Willdenowia nell'ambito delle Euro+Med-Checklist Notulae n° 13 > QUI
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a cura di Filippo Prosser, Sezione Botanica Fondazione MCR