M'illumino di Meno, m'illumino di verde. L'importanza ecologica dei prati
La Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili di Caterpillar e Rai Radio2 mette al centro della sua campagna anche le piante, per ribadire l'importanza del verde per l'uomo e per il Pianeta.
Si legge in 4 minuti: il tempo di un cappuccino!
"Spegni la luce, usa la bici e adotta un albero" è il motto di M'illumino di Meno 2022, la Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili di Caterpillar e Rai Radio2 con Rai per il Sociale, che, giunta alla sua 18esima edizione, sarà celebrata l'11 marzo 2022.
Boschi e prati: l'importanza delle piante per l'uomo e la Terra
Lo sapevi che in Trentino i boschi ricoprono oggi una superficie di oltre 391.000 ettari, occupando il 63% della superficie provinciale, contro il valore nazionale che si aggira attorno al 29%? I boschi sono ecosistemi essenziali per la conservazione della biodiversità, arricchiscono il paesaggio e, proteggendo il suolo, riducono di molto i rischi di calamità naturali quali frane e valanghe. Da questo punto di vista il Trentino è un territorio molto fortunato che non soffre di problemi di deforestazione come altre zone del Pianeta. In Trentino la flora dei boschi è ricca e soggetta in generale a pochi fattori di rischio (eccezion fatta per eventi estremi come è stato il caso di Vaia, la tempesta che ha interessato il nord-est italiano dal 26 al 30 ottobre 2018), mentre ciò che risulta particolarmente minacciata è la flora dei prati: circa il 35% delle specie di questi ambienti è oggi in pericolo, tra cui rarissime orchidee spontanee. Si tratta di un patrimonio che forse non riusciremo a trasmettere alle generazioni future.
Non solo meno luci. Oltre al gesto simbolico di spegnere le luci di abitazioni, palazzi, negozi, viali, M'illumino di Meno 2022 mette al centro della sua campagna anche le piante, per ribadire l'importanza del verde per l'uomo e per il Pianeta. Bisogna ricordarsi che dipendiamo completamente dalle piante: da esse derivano il cibo che mangiamo, l'ossigeno che respiriamo e la maggior parte dell'energia che utilizziamo. È la fotosintesi clorofilliana il "magico" processo chimico delle piante che da acqua e anidride carbonica produce ossigeno e zuccheri. Ma come descrivere la sensazione di benessere che si prova alla vista di un bel prato fiorito di mille colori? Non serve essere botanici per comprendere la valenza ecologica di questi ambienti.
I prati ricchi di specie
La ricchezza in flora di un territorio si deve principalmente all'orografia, alla geologia, al substrato e al clima. Non si deve però tralasciare l'azione dell'uomo che nel corso dei secoli ha plasmato gran parte del paesaggio e ha creato alcuni ambienti di interesse naturalistico. Tra gli habitat più interessanti del Trentino rientrano sicuramente i prati ricchi di specie che rivestono un'importanza fondamentale non solo a livello ecologico ma anche paesaggistico ed estetico.
In foto un prato ricco di specie, tra Chiusel e il Passo di Costalunga
I prati da sfalcio sono un habitat seminaturale (quindi legato all'azione umana) originatosi in Europa nel corso del V millennio a.C. in seguito all'introduzione dell'agricoltura e alla domesticazione di ovini e bovini. La necessità di accantonare foraggio per l'inverno ha spinto i primi uomini agricoltori/allevatori a sfalciare le aree aperte seccando il foraggio ottenuto. Queste aree sono state colonizzate in Europa da piante erbacee provenienti da zone prossime e in grado di sopportare lo sfalcio. La maggior parte delle specie derivava in particolare da ambienti privi di bosco come radure e margini boschivi, canaloni da valanga, cenge rupestri, alte erbe ripariali, praterie alpine. Alcune specie sono immigrate nel tempo da altre aree geografiche come le steppe continentali e mediterranee. A partire da alcune specie preesistenti, nel corso dei secoli si sono originate per poliploidia e si sono diffuse una serie di nuove specie, più adatte a colonizzare l'habitat prativo. Tra queste si possono citare Anthoxanthum alpinum da cui è derivato A. odoratum, Lotus alpinum da cui è derivato L. corniculatus, Festuca valesiaca da cui è derivata F. rupicola, Dactylis polygama da cui è derivata D. glomerata, Phleum bertolonii da cui è derivato P. pratense (Pils, 1994).
Nel video un prato magro in Primiero, ricco di specie
Tra i prati da sfalcio, i prati magri rappresentano l'ambiente più ricco in specie vegetali ma anche uno dei più minacciati dai comportamenti umani. L'intensificazione dell'agricoltura da una parte e l'abbandono delle superfici difficilmente falciabili dall'altra, avvenuti negli ultimi decenni, hanno fortemente ridotto la biodiversità vegetale di questi ecosistemi. Allo stato attuale la flora dei prati magri risulta minacciata per il 20% (categorie CR, EN e VU secondo la IUCN - Unione internazionale per la conservazione della natura) e un ulteriore 15% rientra nella categoria a rischio minore (categoria LC sempre secondo la IUCN). Si tratta purtroppo di un trend evidenziato in tutta l'area medioeuropea. La rivoluzione ambientale a cui stiamo assistendo infatti sta portando ad una significativa contrazione dei prati magri e al contrario ha creato prati pingui che un tempo non esistevano. Questi ultimi sono prati poveri di biodiversità, costituiti da poche specie di graminacee, talora accompagnate da alcune ombrellifere e romici. Rispetto ai prati tradizionali, qui possono rientrare anche specie non autoctone come Bromus inermis.
In foto prato pingue, Bromus inermis (in alto), Anthriscus sylvestris (ombrellifera, in basso).
La mappatura dei prati ricchi di specie, per la tutela della biodiversità
Per documentare e quindi provare a fronteggiare il problema, dal 2013 al 2021, grazie ad un progetto finanziato dall'Ufficio Biodiversità e Rete Natura 2000 della PAT, i botanici della Fondazione Museo Civico di Rovereto hanno rilevato e cartografato su tutto il territorio provinciale oltre 13 mila ettari di prati, alla ricerca di quelli "ricchi di specie" nell'ottica di poterli sottoporre a futuri strumenti di tutela.
Sulla base del progetto appena concluso, i dati non sono molto incoraggianti in quanto i prati ricchi di specie coprono attualmente solo 9.600 ettari (pari al 1,5% della superficie provinciale) e quelli di preminente interesse naturalistico sono solo lo 0,3%. Ma forse, se si agisce immediatamente, nulla è ancora del tutto perduto: il mantenimento della biodiversità delle specie e degli habitat delle praterie seminaturali ancora esistenti da una parte, e la creazione, ovunque possibile, di nuove praterie ad alto pregio in sostituzione di quelle eliminate da attività agricole o extra-agricole impattanti (restauro ecologico) potrebbero rivelarsi delle valide strategie per arginare il problema.
M'illumino di Meno, m'illumino di Verde... per preservare le aree verdi dovrebbe dunque diventare il nostro nuovo motto! Una tematica oggetto di approfondimento anche nel prossimo ciclo di conferenze "I giovedi della Botanica" che si terranno al Museo di Scienze e Archeologia di Rovereto nel mese di aprile 2022.
Bibliografia
Pils G., 1994 - Die Wiesen Oberösterreichs. Forschungsinstitut für Umweltinformatik, Linz.
Prosser F., 2001 - Lista Rossa della Flora del Trentino. Pteridofite e Fanerogame. LXXXIX pubblicazione del Museo Civico di Rovereto, 107 pp.
Scotton M., Pecile A., Franchi R., 2012 - I tipi di prato permanente in Trentino. Tipologia agroecologica della praticoltura con finalità zootecniche, paesaggistiche e ambientali. Fondazione Edmund Mach, Istituto Agrario San Michele all'Adige, 200 pp.
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a cura di Alessio Bertolli, Filippo Prosser, Giulia Tomasi, Sezione Botanica Fondazione MCR