Global warming e ricostruzioni climatologiche. Quale futuro ci attende?

Global warming e ricostruzioni climatologiche. Quale futuro ci attende?

Per comprendere la salute del pianeta Terra è fondamentale ricostruire la storia climatica, sia a scala globale che locale. Per Rovereto preziosi sono i dati meteorologici storici dell'Osservatorio meteo di San Rocco, custoditi presso la Fondazione Museo Civico. Dalle analisi emerge un'inesorabile tendenza al riscaldamento, soprattutto negli ultimi 40 anni, che risulta a tutti gli effetti una conseguenza dell'azione umana. 

Si legge in 5 minuti: il tempo di un caffé americano!

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5 giugno: Giornata Mondiale dell'Ambiente. La data più importante dell'anno per chi ha a cuore la salute del nostro pianeta.Tra i mali che affliggono la Terra, il cambiamento climatico è sicuramente uno dei più temibili in quanto minaccia la conservazione degli ecosistemi terrestri ma anche il futuro delle nostre generazioni. Ricostruire la storia climatica, sia a scala globale che locale, è fondamentale per comprendere le dinamiche attuali e prevedere quelle future.

I cambiamenti climatici si avvertono anche a livello locale.

In Trentino, come in tutte le Alpi, la temperatura media è aumentata di circa 2 gradi centigradi in appena un secolo. La maggior parte di questo riscaldamento si è concentrata negli ultimi 40 anni, in maniera simile a quanto si osserva a livello globale, ma ad un ritmo ancora più rapido.

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Confronto dell’andamento della temperatura media annuale (1850-2018) a livello globale e in Trentino. Fonte dei dati: Climate Research Unit, University of East Anglia, elaborazioni di Yuri Brugnara

Il fenomeno risulta infatti ancora più amplificato sull'arco alpino a causa della riduzione della copertura nevosa. Le giornate con temperature estremamente elevate sono diventate tre volte più frequenti, mentre a bassa quota le notti estremamente fredde sono quasi scomparse. 

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Lago del Careser (foto Francesco Vaona)

I dati meteorologici storici dell'Osservatorio meteo di San Rocco custoditi presso la Fondazione Museo Civico sono fondamentali per comprendere i cambiamenti climatici a Rovereto. 

Per poter analizzare e comprendere gli effetti su scala locale dei cambiamenti climatici in atto a livello globale risulta indispensabile fare riferimento ai dati meteorologici raccolti in apposite serie storiche. Per Rovereto, grazie alla stazione dell'ex convento dei frati di San Rocco, uno degli osservatori meteorologici storici più antichi d'Italia collocato nel centro della città, è possibile studiare le variazioni climatiche dal 1882 fino ad oggi.

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Grafico delle Temperature medie annue registrate a Rovereto (TN) presso la stazione di San Rocco.

I registri delle osservazioni con le serie storiche dei dati meteorologici dell'Osservatorio meteo di San Rocco sono custoditi presso la Fondazione Museo Civico e rappresentano un tesoro inestimabile per comprendere i cambiamenti climatici in città. Quel che ne emerge è un'inesorabile tendenza al riscaldamento. Le ondate di calore sono aumentate nel numero e nell'intensità, evidenziando una preoccupante accelerazione negli ultimi trent'anni, mentre gli episodi freddi sono diminuiti in maniera del tutto speculare. Per quanto riguarda le precipitazioni (che ammontano a poco più di 1000 mm annui), non emergono trend significativi, ma gli accumuli nevosi medi si sono pressoché dimezzati nell'arco degli ultimi sessant'anni, passando da 39,5 cm a 20,3 cm stagionali.

Come è stato possibile ricostruire la storia climatica del pianeta Terra?

Lo scienziato americano Charles David Keeling a partire dalla fine degli anni Cinquanta, si occupò di monitorare la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera terrestre presso l'Osservatorio Mauna Loa, nelle isole Hawaii, e di ricostruire quella del passato attraverso la perforazione dei ghiacci artici del Polo Sud.

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Militari italiani in missione a supporto degli scienziati che esaminano i carotaggi di ghiaccio presso la base ‘Mario Zucchelli’, sul promontorio della Baia Terra Nova, in Antartide.

A partire da Keeling, gli scienziati non hanno mai smesso di scavare nelle calotte polari, in particolare in Antartide e in Groenlandia, dove la neve accumulata nel corso dei millenni, comprimendosi sotto il suo stesso peso, si è trasformata in ghiaccio contenente delle bolle d'aria che preservano i campioni dell'atmosfera fino ad oltre un milione di anni fa. Oggi siamo pertanto in grado di analizzare i campioni d'aria contenuti nei carotaggi per studiare i cambiamenti climatici a partire dalla concentrazione dei gas atmosferici e dei cicli glaciali-interglaciali del passato.

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Aumento della concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera terrestre negli ultimi 800 mila anni. Si osservi la sua correlazione storica con la temperatura media globale nonché la sua crescita esponenziale a partire da inizio Novecento.

A partire dalla fine del XIX secolo la temperatura del pianeta sembra aver risentito in modo significativo dell'attività antropica.

Nel corso della sua lunghissima storia la Terra ha sempre conosciuto variazioni climatiche, basti pensare alle cosiddette ere glaciali alternate a periodi più caldi noti come ere interglaciali. Le variazioni climatiche del pianeta avvenute fino alla prima Rivoluzione Industriale sono attribuite dagli scienziati a cause naturali, come i cosiddetti cicli di Milanković, ovvero mutamenti periodici dell'eccentricità orbitale, dell'inclinazione dell'asse di rotazione e del moto di precessione del nostro pianeta, oppure all'andamento periodico dell'attività solare o di attività vulcaniche. Tuttavia, stando alle ricostruzioni del clima del pianeta, negli ultimi 3 milioni di anni non si era mai assistito ad un aumento così repentino della temperatura media terrestre. Secondo l'ultimo rapporto dell’IPCC, il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change), le cause del riscaldamento globale risiedono inconfutabilmente nelle crescenti emissioni di gas serra nell'atmosfera terrestre imputabili all'attività umana.

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Ricostruzione della temperatura superficiale media terrestre negli ultimi 2000 anni (blu). I dati osservati direttamente sono in rosso (NASA).

In altre parole, l'attuale riscaldamento della Terra risulta a tutti gli effetti una conseguenza dell'azione umana. 

La produzione di energia per mezzo di combustibili fossili provoca l'aumento della concentrazione atmosferica dei gas serra, in particolare dell'anidride carbonica, che genera a sua volta un incremento dell'effetto serra. L'effetto serra in sé non sarebbe un problema, è il fenomeno naturale che riscalda il pianeta per effetto di alcuni gas presenti nell'atmosfera terrestre, che trattengono il calore delle radiazioni solari impedendogli di tornare nello spazio. Sulla Luna, in assenza dell'effetto serra, la temperatura varia da -230°C a +120°C. 

Dunque il vero problema è che l'effetto serra negli ultimi decenni si è intensificato notevolmente poiché sono aumentate in modo esponenziale le emissioni di gas serra nell'atmosfera.

Sempre in base all'ultimo report dell'IPCC, la temperatura superficiale globale nel decennio 2011-2020 è stata più alta di 1,1°C rispetto al periodo 1850-1900. Questo aumento può sembrare di poco conto, ma va ricordato che stiamo ragionando in termini climatici e non meteorologici: basti pensare che 20 mila anni fa, al culmine dell'ultima glaciazione (Würm), la temperatura media globale era inferiore di soli 4°C rispetto a quella del secolo scorso.

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a cura di Filippo Orlando, Area Meteorologia Fondazione MCR

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