A settembre in città fioriscono gli ippocastani come in primavera. La causa? Lo stress

A settembre in città fioriscono gli ippocastani come in primavera. La causa? Lo stress

Un'estate calda e senza piogge, effetto del cambiamento climatico, ha generato nelle piante meccanismi di difesa simili a quelli attuati in autunno, seguiti poi a settembre da bizzarre fioriture.

Si legge in 5 minuti: il tempo di un caffé americano!

science break

Quanti di voi nelle settimane scorse hanno notato le bizzarre fioriture degli alberi in città? Emblematici gli ippocastani ancora rinsecchiti e con le foglie ingiallite, che sono fioriti sul corso Rosmini a Rovereto e a Trento lungo il Fersina. Conosciuto meglio come l'albero delle castagne matte, l'ippocastano (Aesculus hippocastanum) è una specie arborea molto utilizzata come ornamento lungo i viali, poichè garantisce un buon ombreggiamento e regala splendide fioriture tra aprile e maggio. 

Come mai l'ippocastano fiorisce anche a settembre? È l'ennesima conseguenza di questa strana estate 2022, troppo calda e siccitosa per gli alberi adattati a vivere alle nostre altitudini? Probabile. Prima di entrare nel dettaglio tuttavia è bene fare una puntualizzazione. In Trentino il fenomeno della rifioritura può essere comune per talune specie che, se la stagione è particolarmente favorevole e prolungata, possono fiorire più volte in un anno come ad esempio il pero corvino (Amelanchier ovalis), la pulsatilla comune (Anemone montana), la genzianella di primavera (Gentiana verna), il botton d'oro (Trollius europaeus) o la salvia dei prati (Salvia pratensis). Altre specie invece sono solite fiorire solo in primavera. 

Science Break

Insolita fioritura a settembre degli ippocastani lungo Corso Rosmini a Rovereto (a sinistra) e a Trento lungo il Fersina (a destra, foto e segnalazione di Giovanni Comunello). 

Un'estate calda e senza piogge genera nelle piante meccanismi di difesa simili a quelli attuati in autunno. 

Come ormai più volte evidenziato (leggi QUI ad esempio), nel 2022 lo stress idrico e il caldo estivo hanno innescato negli alberi l'ingiallimento e la perdita delle foglie, un meccanismo fisiologico tipico delle piante «caducifoglie» impiegato solitamente in autunno a difesa contro il gelo invernale. Quest'anno, invece, è stata l'estate la stagione avversa da cui difendersi: i boschi riarsi dalla siccità costituiranno una delle immagini più indelebili dell'estate 2022. La carenza di pioggia - o per meglio dire, la sua totale assenza - unita a temperature elevatissime ha infatti messo in crisi direttamente gli alberi alle quote più basse lungo tutta la val d'Adige. Settembre fortunatamente, portando alcune piogge e un lieve calo delle temperature, ha allentato la sofferenza idrica delle piante. Alcune hanno iniziato nuovamente ad emettere le foglie, altre hanno mostrato l'apertura anticipata delle gemme fiorali che si stavano preparando per la primavera prossima. L'ipotesi è che il caldo e la siccità prolungata abbiano sfasato l'orologio biologico delle piante, tra cui gli ippocastani. 

Science Break

Ingiallimenti in Vallagarina tra luglio e agosto nella fascia dei boschi collinari (i cosiddetti orno-ostrieti): a Rovereto la zona sopra l’Ossario nei pressi di Lizzana e il Monte Ghello (A), e la zona dei Lavini di Marco (B) ne sono un esempio.

La fisiopatia chiamata "bruciore" rende le piante più deboli a causa di stress ripetuti, forse dovuti proprio alla siccità. 

D'altro canto l'ippocastano nelle alberate urbane da molti anni ormai è interessato dal cosiddetto bruciore, una fisiopatia dalla causa ancora sconosciuta che provoca l'arrossamento e la caduta precoce delle foglie. A questa problematica si aggiungono anche la minatrice delle foglie (Cameraria ohridella), un microlepidottero infestante, e infine la siccità. Giorgio Maresi, patologo forestale della Fondazione Edmund Mach, segnala che il fenomeno del bruciore è stato osservato anche in Trentino, e proprio a Rovereto, fin dai primi anni Duemila. Maresi afferma inoltre che simili comportamenti, con fioriture autunnali, sono stati notati nelle alberate bolognesi di ippocastano. Il legame tra bruciore e siccità non è sicuro, ma è evidente nelle piante soggette a stress ripetuti, come la mancanza d'acqua di quest'anno. Stranamente le piante interessate dal fenomeno del bruciore continuano a vegetare per anni e a sopravvivere, anche se sicuramente sono rese più deboli rispetto ad altre. Peraltro nelle alberate roveretane negli ultimi anni si osservano frequentemente segnali di sofferenza legati a stress idrico con aumento dei rami disseccati in chioma. 

Ma quali sono le cause di questa situazione? Si è trattato di uno sfortunato unicum o piuttosto siamo di fronte a un nuovo clima ormai alle porte?

Le risposte, almeno per gli aspetti meteoclimatici, arrivano dai dati e dagli studi in corso.

Partendo proprio da Rovereto, dove i dati rilevati all'Osservatorio meteorologico storico, presso l'ex convento francescano di S.Rocco (che ha una fondamentale serie storica di rilevazioni regolari iniziate già nel 1882), evidenziano come l'estate 2022 sia stata paragonabile alla "pietra miliare" rappresentata dalla stagione calda 2003, per durata e intensità del caldo, pur restandone per pochi decimi di grado al di sotto. Tuttavia, come si vede nel grafico realizzato dal fisico Alessio Bozzo, ricercatore di EUMETSAT, mentre l'estate 2003 costituiva una sorta di "inedito climatico" con temperature quasi fuori scala rispetto agli anni precedenti, l'ultimo trimestre estivo risulta invece molto ben inserito nel trend di aumento, come noto dovuto all'inarrestabile crescita dei gas serra in atmosfera. Inoltre nel 2003 non si era reduci da un inverno e una primavera secchi, come invece è accaduto quest'anno. L'estate 2022 ha chiuso quasi 4° oltre la media delle estati del trentennio 1961-1990. Le stagioni, si badi bene, in meteorologia sono composte dai mesi interi, in questo caso giugno, luglio e agosto mentre settembre è già considerato il primo mese autunnale: 4° di scarto sono un'enormità trattandosi di un valore mediato su tre mesi. 

Science Break

E c'è di più, perché cambiamento climatico non è solo sinonimo di "temperature più alte". Gli effetti del surriscaldamento globale incidono ad esempio anche sulla circolazione atmosferica

In Trentino in molti se ne saranno accorti: la persistenza dell'anticiclone africano nell'ultimo anno è senza precedenti.

La Vallagarina è da mesi soggetta alle rimonte anticicloniche africane che portano caldo e tempo secco e mancano le giornate di pioggia duratura, abbondante. Degli ultimi 12 mesi, ben 10 hanno visto un deficit pluviometrico più o meno marcato. Le piogge cumulate dal 1° gennaio a fine luglio hanno siglato nuovi record negativi specie sul Trentino sud/orientale. A Trento, prima dei temporali del 25 luglio, il totale annuo era circa la metà della norma - 250 mm contro i 490 mm attesi. A Lavarone non si era mai avuta così poca pioggia annuale al 1° agosto in 101 anni di rilevazioni. D'altro canto, l'anno era partito con la straordinaria mezzanotte di Capodanno, con uno zero termico a 3600 metri. 

Per i prossimi mesi i modelli meteorologici ci aiutano a formulare previsioni su temperature e precipitazioni. 

Proviamo a dare uno sguardo al futuro, notando che, se le temperature mostrano un innegabile trend di aumento, così non è per le precipitazioni, anche se negli ultimi anni qualcosa pare stia cambiando in termini di persistenza delle fasi. I modelli meteorologici oggi possono prevedere i trend di temperatura e precipitazione per qualche mese talvolta con buona affidabilità. Si tratta di previsioni basate su parametri a lenta evoluzione come le temperature oceaniche, ben diverse da quelle a breve termine e assai più precise. 

Vediamo allora cosa ipotizza per i prossimi mesi il modello ECMWF, prodotto dall'European Center Medium Weather Forecast (Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine) e giochiamo a prevedere il tempo confrontandolo poi con la realtà che osserveremo. A livello di temperature, settembre 2022 dovrebbe chiudere ancora sopra le medie, così come ottobre e novembre, seppur con minori scarti. Il modello vede un dicembre e un gennaio invece più in linea con le temperature attese, se non al di sotto. 

E in termini di precipitazioni? L'ipotesi attuale per le prossime settimane è abbastanza in linea con la normalità - lecito quindi aspettarsi delle perturbazioni - mentre da novembre a gennaio vengono ipotizzate precipitazioni superiori alle medie. 

Un inverno nevoso rimetterà quindi nel cassetto la siccità? Ai prossimi mesi l'ardua sentenza!

---
a cura di Giulia Tomasi, Sezione Botanica Fondazione MCR, e Giacomo Poletti, ingegnere ambientale, insegnante di meteorologia, digital content creator, curatore della pagina facebook.com/GiacomoPolettiMeteo.  

science break

 
Scroll to Top