È un Rembrandt! Parola di dendrocronologo
Una storia avvincente ambientata in Inghilterra: l'Ashmolean Museum di Oxford ha conservato nei suoi depositi un piccolo quadro raffigurante un anziano stanco e melanconico dalla barba fluente. Un'analisi dendrocronologica recente riconosce nella tavola di legno del dipinto un pannello di quercia utilizzato in una bottega olandese del Seicento molto prestigiosa.
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Può la dendrocronologia aiutare a individuare in Rembrandt l'autore di un piccolo quadro di incerta attribuzione (anche temporale) e indicato con questa denominazione: "Testa di un uomo barbuto"? Questa avvincente storia ha luogo in Inghilterra nell'Ashmolean Museum di Oxford che nel 1951 ricevette in dono un piccolo quadro raffigurante un anziano stanco e melanconico dalla barba fluente.
In figura "Autoritratto con camicia ricamata", dipinto a olio su tela (93x80 cm) di Rembrandt Harmenszoon Van Rijn, datato 1640 e conservato nella National Gallery di Londra. Rembrandt è stato un pittore e incisore olandese, considerato uno dei più grandi artisti della storia dell'arte europea e il più importante per l'Olanda (fonte wikipedia).
Rembrandt, Public domain, via Wikimedia Commons
Dagli esperti dell'epoca il quadro, dipinto su una tavola lignea, venne considerato risalente alla fine del XVII sec., e quindi non poteva essere del noto pittore olandese Rembrandt, la cui morte risale al 1669. Il quadro fu quindi collocato nei depositi del museo dove rimase sino al 2020, anno in cui, in occasione di una mostra dedicata alla prima produzione di Rembrandt ("Young Rembrandt"), la curatrice del museo An Van Camp decise di far riesaminare il dipinto interpellando il prof. Peter Klein dell'Università di Amburgo, noto studioso esperto nello studio e nella datazione di tavole pittoriche. Il prof. Klein stabilì che il pannello ligneo sul quale era dipinto il ritratto proveniva del medesimo albero usato per i pannelli di altri due famosi quadri: "Andromeda incatenata alle rocce" di Rembrandt (1631 c., Mauritshaus, L'Aia) e il "Ritratto della madre di Rembrandt" di Jan Lievens (1630 c., Staatliche Kunstsammlungen, Dresda) entrambi dipinti a Leida.
Ingresso dell'Ashmolean Museum di Oxford.
Sarah Casey, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
A confermare l'attribuzione è stata dunque un'analisi dendrocronologica, cioè uno studio in grado di datare gli oggetti in legno analizzando gli anelli di crescita dell'albero. La dendrocronologia permette di datare gli oggetti di legno analizzando le crescite degli anelli dell'albero e determinando l'anno in cui l'albero è stato abbattuto. Il quadro "Testa di uomo barbuto" dell'Ashmolean Museum è stato dipinto su un pannello proveniente da una quercia della regione baltica tagliata tra il 1618 e il 1628 e già utilizzata in precedenza nella bottega di Rembrandt. Aggiungendo un minimo di due anni per la stagionatura del legno, si può datare il ritratto fra il 1620 e il 1630. Le numerose analisi dendrocronologiche compiute sui pannelli lignei utilizzati dai pittori olandesi del XVI sec. e del XVII sec. hanno permesso la ricostruzione di un importante commercio di legname fra le zone del Baltico orientale e l'Olanda. Le tavole di quercia venivano trasportate via mare da Danzica sino ai porti di Amsterdam e Rotterdam e da lì si diffondevano nelle botteghe dove operavano i più grandi pittori dell'epoca. Confrontando le analisi del piccolo quadro dell'Ashmolean Museum di Oxford con quelle di altre tavole lignee, si è dimostrato che l'opera è da attribuirsi a Rembrandt.
Si tratta di un esempio in cui la trasversalità tra scienza, tecnologia ed arte ha permesso di svelare un capolavoro perduto, per quarant'anni è stato considerato un falso, e che grazie alla dendrocronologia si è riscoperto opera del genio olandese.
Anche la Fondazione Museo Civico di Rovereto, attraverso il suo Laboratorio di Dendrocronologia, svolge da anni attività di ricerca con applicazioni storico-archeologiche anche in collaborazione con l'Università di Trento, la Cornell University di Ithaca, New York, USA, e con il Laboratory of Tree-Ring Research della University of Arizona, USA. Il Laboratorio di Rovereto, grazie ad alcune importanti acquisizioni, è in possesso del più grande archivio di dendrocronologia in Italia.
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a cura di Maria Ivana Pezzo, Laboratorio di Dendrocronologia Fondazione MCR