Il recupero della strada Albaredo-monte Zugna
Tra il 2013 ed il 2015 il Comune di Rovereto ha promosso il ripristino dei manufatti militari lungo la strada che da Albaredo sale a Cima Zugna (dal tornante di quota 950 m ai 1865 m della cima) e dei cimiteri militari italiani di S. Barbara e di S. Matteo. Il percorso si sviluppa per circa 11 km e copre un dislivello di poco più di 900 m. Il lavoro è stato curato dall'architetto Alessandro Andreolli con la consulenza storica di Tiziano Bertè e del Museo Storico Italiano della Guerra e la collaborazione del custode forestale Alessandro Macchiella.
Valorizzazione dei siti storici del Monte Zugna: recupero-ricordo
Alessandro Andreolli
L'intervento sui siti storici del Monte Zugna cerca di dare risposta ad una domanda: che senso ha, dopo 100 anni, tornare a vedere questi manufatti? Innanzitutto è necessario inquadrare quello storico come uno dei "piani" di lettura del paesaggio dello Zugna, il quale, nell'ambito del crinale, presenta alcune unicità assolute: su tutte, dal punto di vista storico la possibilità di attraversare l'interezza del fronte con le opposte organizzazioni, dalle retrovie alle prime linee, percorrendo la strada che sale alla cima; da quello geomorfologico la Frana dei Lavini, la "più grande d'Europa per volume movimentato" il cui piano di scivolamento ha rivelato l'importantissimo sito delle Orme dei dinosauri; inoltre è possibile leggere l'antropizzazione del territorio con le strutture di monticazione e le rarità floristico-botaniche. Queste unicità sono idealmente – ma anche concretamente – visibili percorrendo la strada che sale alla cima; ma la strada è l'asse portante del sistema storico: ecco quindi che attraverso il suo recupero è possibile rileggere l'intero sistema paesaggistico del crinale, la cui straordinaria qualità e bellezza è il valore da conoscere, custodire e rigenerare.
A 100 anni di distanza dallo scoppio del conflitto l'ambito storico della Prima guerra mondiale, persa la sua originaria funzione, viene riattualizzato attraverso un ribaltamento di significato che lo trasforma da "luogo dal quale nulla poteva essere visto" a "stanza all'aperto" dalla quale "fissare nuovamente" il paesaggio e il suo sfondo; il recupero dell'organizzazione bellica non è quindi fine ultimo dell'intervento ma mezzo attraverso il quale rileggere la bellezza del paesaggio dello Zugna.
Concretamente, il progetto si è realizzato recuperando in maniera organica l'ambito storico, distinguendo le modalità operative per gli interventi sulle prime linee, sulle retrovie e sul sistema sotterraneo. Si è data lettura del sistema paesaggistico nel suo complesso, definendo percorsi di visita che ne consentissero la frequentazione, operando principalmente per togliere il "velo" - concreto ma anche metaforico – della vegetazione che nel frattempo è stato calato su questo luogo. Tutto questo con interventi di "manutenzione straordinaria" rispettosi dell'identità dei manufatti, evitando interventi ricostruttivo-imitativi di forme e materiali e rendendo sempre evidenti le aggiunte dalle preesistenze.
Nel settore delle prime linee "Trincerone-Kopfstellung", l'impressionante vicinanza tra gli opposti schieramenti è stata resa nuovamente evidente liberando dalla vegetazione l'area tra loro compresa, recuperando i manufatti che concretamente la definivano i quali tornano, dopo 100 anni, a guardarsi. Nelle retrovie si sono recuperati alcuni manufatti appartenenti alle varie tematiche testimoniando la complessità dell'opposta organizzazione: dalle postazioni di artiglieria alle linee di sbarramento, ai cimiteri.
La presenza del sistema sotterraneo è stata evidenziata dalla pulizia degli ingressi ai vari settori e mediante l'intervento su uno di essi, il "Sass dei Usei", situato nei pressi del rifugio. Qui, il recupero di un tratto interno del manufatto ha risolto la necessità di consentire la visita in sicurezza mediante l'inserimento di centinature metalliche che, denunciando la loro "novità", evocassero l'originaria struttura di contenimento e rivestimento.
La frequentazione avviene tramite un percorso di visita, impostato ad anello, lungo il quale installazioni didattiche guidano i visitatori alla scoperta dei siti recuperati, consentendo di cogliere i vari aspetti della bellezza dello Zugna anche attraverso immagini panoramiche che collegano la singolarità del sito al contesto nel quale esso è inserito.