Geologia e orme dei dinosauri

Una storia lunga 200 milioni di anni

Il monte Zugna, sulla sinistra idrografica della Valle dell'Adige, è la testimonianza di come la complessa interazione tra le rocce, le vicende tettoniche legate al sollevamento delle Alpi, l'assetto morfologico dei versanti e le condizioni climatiche del periodo geologico più recente, il Quaternario (da 2.6 Ma Bp), abbiano contribuito all’evoluzione del territorio fino alle attuali forme del paesaggio.

IL MARE DELLA TETIDE
La storia geologica della dorsale del monte Zugna inizia nel Mesozoico (da 251 a 65 Ma Bp): la sua ossatura è infatti composta da rocce sedimentarie stratificate, dolomitiche e calcaree, formatesi centinaia di milioni di anni fa in condizioni climatiche paragonabili a quelle dell'attuale Golfo Persico in un antico mare, la Tetide, che occupava gran parte dell'Europa.
Le unità litologiche sono riferibili alla "Dolomia Principale" (Norico-Retico), al "Gruppo dei Calcari Grigi" (Retico- Pleinsbachiano sup.) cui appartengono il Calcare di Loppio, calcari nodulari e oolitici, e la Formazione del Monte Zugna, strati calcarenitici intervallati da livelli argillosi. Queste due unità lungo il versante occidentale risultano particolarmente estese e significative per l’evoluzione del paesaggio in epoca protostotica e storica.

L'OROGENESI ALPINA
Alla fine del Cretaceo (65 Ma Bp) i movimenti legati al processo di formazione delle Alpi (orogenesi alpina) causarono il sollevamento degli strati rocciosi e, circa 6 milioni di anni fa, l'emersione del massiccio montuoso. I movimenti orogenetici determinarono un’ampia forma, detta omoclinale, con strati rocciosi, regolarmente orientati nello spazio, caratterizzati da immersioni verso il  quadrante Nordoccidentale (verso la valle dell'Adige) e  inclinazioni comprese tra 18° e 30°.

LA FRANA DEI LAVINI DI MARCO
Questo particolare assetto, associato alle caratteristiche litologiche delle rocce affioranti, hanno condizionato i processi di modellamento del versante occidentale dello Zugna creando le condizioni per lo sviluppo di imponenti frane, i cui segni, nicchie di distacco, piani di scivolamento, accumuli di rocce e detriti, sono ancora ben visibili.
La più importante tra queste è la frana dei Lavini di Marco, rappresentata da più eventi, alcuni post glaciali, alcuni forse interglaciali e altri di età storica, che su un'area di 6.8 Km2, tra le quote di 1260 e 170 m slm, mobilitò un volume immenso di materiale roccioso e detritico (200 Milioni di m3) ancora visibile lungo il versante e sul fondovalle.
Il piano di strato su cui scivolò il materiale, vecchio di 190 Ma, ha conservato le tracce del passaggio dei dinosauri, i grandi rettili preistorici ormai estinti. Le centinaia di impronte di dinosauri carnivori ed erbivori che proprio all'inizio del Giurassico solcarono questo territorio, costituiscono  quello che oggi è considerato uno dei più importanti siti paleontologici europei.

LE ATTIVITÀ PER IL PUBBLICO
La Fondazione Museo Civico di Rovereto organizza visite guidate, su prenotazione, per gruppi privati e scolaresche.

Info
www.fondazionemcr.it/orme_dinosauri

 
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