DART, asteroide colpito: la missione per la difesa planetaria è compiuta
Grande successo per la missione NASA di cui abbiamo parlato nel nostro Science Break a fine 2021. La sonda ha colpito l'asteroide lontano più di 10 milioni di chilometri dalla Terra, deviandone l'orbita, e il piccolo "reporter" italiano LICIACube, che ha accompagnato la missione, ha ripreso tutto.
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Nelle scorse settimane si è conclusa con successo una missione spaziale iniziata l'anno scorso, la missione DART, partita il 24 novembre 2021.
È stata la prima missione in assoluto volta alla difesa planetaria e prevedeva di far impattare una sonda sull'asteroide Dimorphos, in modo da provare a modificare la sua orbita attorno all'asteroide Didymos, con il quale forma un sistema binario. Avevamo lasciato lo scorso dicembre la sonda in viaggio verso il sistema di satelliti, un viaggio lungo dieci mesi che si è in effetti concluso alla fine di settembre 2022.
Della missione DART abbiamo parlato anche qui > DART, una missione spaziale per proteggere la Terra
Ma cosa è successo quindi? Com'è andata a finire? Dopo un viaggio di milioni di chilometri dentro il nostro Sistema Solare, il 26 settembre, DART si è puntualmente schiantata su Dimorphos, centrando l'obiettivo. Non solo: un paio di settimane dopo l'impatto si è potuto constatare che effettivamente l'orbita di Dimorphos è stata modificata, restringendosi. Missione compiuta, dunque, con successo.
In questa operazione straordinaria, l'altro protagonista fondamentale è stato LICIACube, il piccolo satellite italiano trasportato da DART, che aveva il compito di testimoniare le fasi dell'impatto attraverso le sue due fotocamere (chiamate Luke e Leia). Anche in questo caso si è trattato di un'operazione completamente nuova: mandare per la prima volta un cubesat nello Spazio profondo e farlo operare a più di 10 milioni di chilometri dalla Terra.
E così, dopo aver trascorso quasi tutto il tempo nella sua sede, applicata alla sonda principale, un paio di settimane prima dell'impatto, tra l'11e il 12 settembre, il cubesat è stato rilasciato e ha iniziato la sua navigazione verso l'obiettivo, in modo da trovarsi al momento dell'impatto nella posizione corretta per poter riprendere l'evento. E così è stato: grazie alle sue fotocamere, LICIACube ha fotografato le fasi dell'impatto che altrimenti non avremmo mai visto, testimoniando lo schianto e le prime conseguenze, come ad esempio il materiale espulso dal corpo celeste. Un'altra conquista, quindi, della missione è essere riusciti a mandare per la prima volta un cubesat nello Spazio profondo, dove ha potuto navigare in modo autonomo e seguire l'evento fornendo agli scienziati dati preziosi e unici, in una finestra temporale molto ristretta e delicata.
Le fotografie che LICIA ha scattato, sono un patrimonio eccezionale da ogni punto di vista: infatti, dopo il suo rilascio, nel corso della missione, ha puntato le sue fotocamere anche su altri soggetti, per testare il buon funzionamento della strumentazione, regalandoci immagini bellissime ad esempio del nostro pianeta e della Luna.
Dall'alto a sinistra in senso orario: immagini camera LUKE di LICIACube che mostrano Didymos-Dimorphos e il pennacchio di materiale espulso (distanza LICIACube-Dimorphos = 56,7 km e distanza LICIACube-Dimorphos = 54 km); le Pleiadi, fotografate dalla fotocamera di bordo LUKE, mentre LICIACube era a 14 milioni di chilometri dalla Terra; la Terra e la Luna fotografate da LICIAcube a 13 milioni di chilometri di distanza.
DART, quindi, assieme a LICIACube, ha per la prima volta sperimentato realmente una tecnica di difesa planetaria, ha impattato su un corpo con successo, ha registrato l'evento e aperto alla possibilità di capirne meglio la dinamica e il materiale espulso. Ha svolto il suo compito alla perfezione.
Ma non finisce qui, questo è solo l'inizio: sarà poi fondamentale tornare sul sistema binario, per vedere cosa è cambiato nel tempo sul corpo impattato. A questo penserà HERA, una prossima missione dell'ESA, l'Agenzia Spaziale Europea, nata proprio per questo scopo. Tra il 2024 e il 2026, HERA tornerà verso il sistema binario di asteroidi, avrà di nuovo a bordo dei cubesat, uno dei quali atterrerà su Dimorphos, e sarà dotato non solo di fotocamere, ma anche altri strumenti che permetteranno di studiare l'evoluzione di Dimorphos in modo completo.
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a cura di Chiara Simoncelli, Area Astronomia Fondazione MCR
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