L'Orto dei semplici di Brentonico

Tra gigli, orchidee, genziane e grano saraceno

  • A passeggio tra un orto botanico e un giardino alpino con Alessio Bertolli e Claudio Tomasi, ricercatori della sezione Botanica della Fondazione Museo Civico di Rovereto.

Con la stagione estiva, tornano in attività i giardini affidati al coordinamento scientifico della Fondazione Museo Civico di Rovereto: l'Orto dei semplici di Palazzo Eccheli-Baisi a Brentonico e il Giardino botanico alpino di Passo Coe a Folgaria. Andiamo a scoprire cosa sono, cosa propongono, in che contesto si sviluppa il contributo del Museo Civico.

Alessio Bertolli, ricercatore della sezione Botanica della Fondazione, è il referente delle attività condotte dal Museo presso l'Orto dei Semplici di Brentonico e del Giardino botanico del Monte Baldo che vi è annesso.

AB L'Orto dei Semplici - inaugurato nel 2005 - si sviluppa per una superficie di circa 6mila metri quadrati, a quasi 700 metri di altitudine, presso Palazzo Eccheli Baisi: un elegante edificio della fine del XVI secolo di grande pregio artistico. L’impianto dell'Orto riprende nella forma gli illustri precedenti storici ai quali si ispira, come gli orti botanici rinascimentali di Padova e di Pisa. La proprietà è del comune di Brentonico, mentre la direzione scientifica è stata assegnata fin dall’epoca dei lavori di costruzione (iniziati nel 2002) alla sezione botanica della Fondazione Museo Civico di Rovereto, che ha supervisionato le ultime fasi di allestimento e curato la raccolta delle specie floristiche ivi conservate.

Claudio Tomasi è il referente delle attività coordinate dalla Fondazione presso il Giardino botanico alpino di Passo Coe, a Folgaria.

CT Il giardino si sviluppa per tre ettari alle pendici del monte Maggio, nel cuore dell’Altopiano di Folgaria, a circa 1600 metri di altitudine. Si tratta di un’ampia radura, che presenta, sotto il profilo botanico e geologico, tutte le caratteristiche tipiche dell’ambiente alpino locale e del patrimonio floristico spontaneo: le piante crescono nel loro habitat naturale di crescita, dunque tra rupi e roccere, prati e pascoli, boschi di conifere, cespuglieti, pozze d'alpeggio e ghiaioni. L’area è interessante anche dal punto di vista geologico, poiché presenta fenomeni di carsismo, come doline e campi carreggiati, e affioramenti di calcari ricchi di fossili.

Quali le specie che si possono scoprire visitando i due siti?

AB Le specie coltivate sono circa cinquecento. Si tratta per la maggior parte di piante raccolte in natura; alcune sono state ottenute da vivai specializzati, altre da seme. Il vero e proprio Orto dei Semplici si sviluppa nella sezione occidentale dell’area: qui le specie sono organizzate secondo le loro proprietà e l'impiego, coltivate in dodici aiuole tematiche dalle forme geometriche simmetriche, ripartite su tre terrazzamenti. Il settore orientale, dov’è stata collocata anche un'area didattica, è invece dedicato al giardino botanico: vi è dunque rappresentata una significativa parte della flora spontanea del Monte Baldo. Le entità baldensi autoctone – quelle cioè che crescono spontanee sulla catena del Monte Baldo – sono organizzate per microhabitat, affinché il visitatore possa osservare in una medesima porzione di terreno le piante e i fiori tipici di un certo tipo di ambiente e di una determinata altitudine.

CT Nel breve periodo che va da giugno a settembre molte piante fioriscono regalando fioriture impareggiabili: specie più conosciute come il giglio martagone, la nigritella, l’aconito o la genziana crescono accanto ad altre meno note, tutte segnalate e osservabili nel loro ambiente naturale di crescita. Raccolte in aiuole dedicate, piante officinali, velenose o mangerecce (in gergo, fitoalimurgiche), raccontano lontane consuetudini e superstizioni di montagna. Crescono infine nell'orto, sfidando la breve stagione estiva e a testimonianza dell'antica tradizione alimentare dell'altopiano: grano saraceno, patate, segale e cavoli.

C’è una curiosità particolare che riguarda i due giardini e che merita una menzione?

AB Nell'Orto dei semplici grande fascino riveste l'aiuola dedicata alle specie velenose: si possono osservare piante dalle splendide fioriture che però possono risultare letali per l'uomo come la cicuta o la belladonna. Nel giardino botanico sono coltivate piante rare: la più particolare è forse l'ibrido tra il sambuco nero e il sambuco rosso che in Italia è noto solo in pochissimi siti.

CT Direi l’autorevolezza di una tradizione. L’altopiano di Folgaria è un territorio in cui, nonostante la forte antropizzazione, sopravvive ancora oggi il grande interesse naturalistico che a partire da fine Settecento attirò l’attenzione di alcuni insigni naturalisti come Pietro Cristofori, primo esploratore della flora dei monti di Rovereto, e Ruggero de Cobelli, noto medico e naturalista roveretano, che tra il 1892 e il 1895 erborizzò nei dintorni di Serrada e dei monti circostanti. La gestione del giardino da parte della Fondazione Museo Civico di Rovereto vivifica e valorizza la sensibilità da sempre dimostrata per questa piccola fetta di Trentino.

Facciamo un po’ di storia… come nascono, e perché, le due strutture?

AB Per la ricchezza del suo patrimonio floristico, l’area del Monte Baldo è meta da secoli di botanici, speziali e appassionati. La consapevolezza dell’importanza rivestita dalla zona ha indotto la comunità locale a ricercare i fondi per la costruzione dell’opera: l’avvio dei lavori di allestimento dell’Orto dei Semplici risale al 2002. Decisivo il contributo del Servizio Ripristino e Valorizzazione ambientale della Provincia autonoma di Trento, che ha operato in sintonia con le indicazioni scientifiche offerte dalla sezione botanica della nostra Fondazione. L’inaugurazione risale al 26 giugno 2005, dunque proprio in questi giorni festeggiamo l’undicesimo anniversario di quello che è tutti gli effetti un fiore all’occhiello nel panorama regionale.

CT Il giardino nasce agli inizi degli anni novanta dall’impegno di alcuni appassionati micologi e botanici della zona. Di proprietà del Comune di Folgaria, ha attraversato periodi alterni di gloria e di degrado: da tre anni un nuovo accordo ha assegnato la gestione alla Fondazione Museo Civico di Rovereto, che si è impegnata in un progetto di recupero e valorizzazione che sta dando evidenti buoni frutti. Ad oggi sono in atto una serie di importanti lavori di ripristino effettuati grazie al contributo del Servizio occupazionale e valorizzazione ambientale della Provincia autonoma di Trento, che contribuiranno ad accrescere il pregio del giardino. Che pure – stando ai numeri della stagione passata – dimostra di esercitare una potente attrattiva sui turisti e sui visitatori in generale.

Quali attività propongono i due giardini?

AB Il giardino è aperto in estate. La nostra Fondazione propone una serie di laboratori quali ad esempio: “Disegnare i fiori”, al mattino di mercoledì 13 luglio; “Caccia al tesoro… botanica!”, al mattino di mercoledì 27 luglio; infine le visite guidate, nelle giornate di domenica indicate dal calendario.

CT Il giardino è aperto dall’inizio di luglio alla fine agosto, ed è visitabile tutti i giorni eccetto il lunedì con un biglietto di ingresso di 3 euro. Nel corso dei mesi di apertura vengono organizzate inoltre alcune attività didattiche e ricreative: il mattino del mercoledì vengono effettuate visite guidate a tema botanico, mentre ogni giovedì, per il ciclo “I giovedì del giardino”, si propongono alternativamente visite in materia geologica e faunistica, oltre ad alcuni appuntamenti speciali, come l’attività di disegno botanico e l’osservazione del cielo dal giardino.

Parlando di botanica e attività all’aria aperta, vale la pena di citare anche la Sperimentarea…

 

CT Sperimentarea è una struttura del tutto differente e unica nel suo genere. Si tratta di una vastissima cittadella per la ricerca scientifica e la didattica – parliamo di 11mila mq – sita all’interno dei confini del Comune di Rovereto, poco sopra il centro urbano, dov’è il Bosco della Città. Tra le numerose attività garantite dalle attrezzature allestite presso la cittadella, diverse iniziative sono dedicate alle conoscenze botaniche (con aree riservate alle piante officinali e velenose).

La supervisione scientifica dei due giardini botanici è solo una parte dell’attività della sezione Botanica della Fondazione MCR. Quali altre competenze esercitano i conservatori e i ricercatori del Museo?

AB La nostra sezione svolge un'intensa attività di ricerca, occupandosi prevalentemente di rilevamento floristico in Trentino: i primi censimenti locali “moderni” risalgono agli anni Ottanta, mentre è degli anni Novanta il progetto – tuttora in corso - di censimento della flora spontanea dell'intera provincia di Trento. Ad oggi sono stati raccolti oltre un milione di dati floristici. La tradizione della nostra sezione è tuttavia molto più antica. All’atto della sua inaugurazione, dunque alla metà del XIX secolo, il Museo Civico di Rovereto possedeva infatti già un erbario di circa 10mila campioni. La sezione Botanica si occupa inoltre di fornitura di dati floristici a vari acquirenti, e ancora di divulgazione e formazione: punta di diamante in questo senso è lo storico ciclo di conferenze "I giovedì della botanica", organizzato da quasi vent'anni nella prima parte della primavera in collaborazione con la Società Museo Civico di Rovereto. A livello provinciale, il Museo è ancora oggi il principale referente per il settore floristico, e intreccia per questo numerose collaborazioni anche a livello nazionale e internazionale.

Fondazione MCR

Divulgazione scientifica, multimedialità e nuove tecnologie si intrecciano nelle attività quotidiane della Fondazione Museo Civico di Rovereto. La ricerca e la formazione, attraverso i laboratori rivolti alle scuole, rappresentano da sempre la priorità di uno dei musei scientifici più antichi d'Italia.

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