Bacio Zuech

La filiera dei saperi e delle nuove tecnologie

  • Fabiana Zandonai, ricercatore del laboratorio di Geofisica, Stampa 3D e Microscopia del Museo, spiega le possibilità offerte dall’OpenLab di Palazzo Alberti Poja.

La mostra “Stefano Zuech 1877-1968. Il volto il mito il sacro" allestita a Palazzo Alberti fino al prossimo 18 settembre non è soltanto la prima antologica veramente esaustiva dedicata fino ad oggi all’artista trentino. L’esposizione, promossa e organizzata da Wasabi e dalla Fondazione MCR in collaborazione con la Fondazione Opera Campana dei Caduti e la Biblioteca civica di Rovereto, presenta anche i risultati di un corposo progetto di studio, diagnostica e restauro realizzato presso l’OpenLab: laboratorio unico nel suo genere che pure ha sede da pochi anni a Palazzo Alberti Poja. Si tratta dell’ambizioso lavoro svolto a partire da cinque frammenti affidati da Armin Schönthaler alla Fondazione per ricostruire “Il bacio dell’Addolorata”.

A Fabiana Zandonai, ricercatore del laboratorio di Geofisica, Stampa 3D e Microscopia del Museo, abbiamo chiesto di spiegare il tipo di attività svolta dal gruppo di lavoro della Fondazione.

L'operazione di studio, diagnostica e restauro condotta sui frammenti di Schönthaler illustra in maniera eloquente le potenzialità di alcune tra le tecnologie e le competenze per cui si distingue l’OpenLab di Palazzo Alberti Poja. Il lavoro è il risultato di un progetto di filiera che ha visto la collaborazione di diverse professionalità: Arnaldo Tonelli e Marco Nave si sono occupati del rilevamento dei dati attraverso la ripresa fotografica per la modellazione 3D ai fini della ricomposizione virtuale della scultura, Paola Pizzamano ha curato lo studio storico-artistico e il coordinamento del progetto, Paola Conzatti ha operato un restauro filologico e non invasivo, con l’assemblaggio e la ricostruzione reale quasi completa di un modello in gesso del gruppo scultoreo. Non si tratta peraltro della prima operazione condotta in questo campo dal team dell'OpenLab. In questi anni il gruppo di lavoro ha curato lo studio e il restauro di opere quali “La Preda” e “La greca con il levriero” di Carlo Fait. Vari reperti della collezione della Fondazione Museo Civico sono stati analizzati inoltre in occasione di lavori di tesi sviluppati all’interno e con il supporto dell’OpenLab.

Ma che cos'è esattamente OpenLab?

Prima ancora che un laboratorio fisico, OpenLab è un insieme di competenze, cresciute in seno alla Fondazione Museo Civico e frutto di collaborazioni mirate, e strumentazioni costantemente aggiornate. Indagini classiche come la microscopia in luce polarizzata e l’analisi dendrocronologia sono state affiancate da una serie di apparecchiature di nuova generazione che sfruttano le potenzialità di conoscenza derivate da diverse bande dello spettro elettromagnetico. Ciò significa che siamo in grado di ottenere riscontri certi effettuando ricerche poco o per nulla invasive di varia natura. Viene richiesto spesso ad esempio al gruppo di Dendrocronologia di individuare la corretta datazione di reperti lignei d'interesse la cui attribuzione appare critica: recentemente, Stefano Marconi è stato in grado di provvedere al reale inquadramento cronologico di uno strumento musicale spacciato come originale mentre si è rivelato essere un falso. Di interesse anche l’indagine botanica per la determinazione delle specie lignee di varia provenienza (scavi archeologici; edifici storici; strumenti; ...).

Che tipo di analisi vi consente invece lo studio iperspettrale?

Sfruttando l’informazione portata dall’analisi in diverse bande dello spettro elettromagnetico e quindi facendo ricorso a strumentazioni differenti, spesso complementari fra loro, possiamo effettuare facilmente la caratterizzazione qualitativa e semiquantitativa di materiali liquidi e solidi. Il che vuole dire che possiamo stabilire se all'interno di una mattonella, di una malta, di una roccia naturale c'è una presenza nociva, come l'amianto, e abbiamo anche la possibilità di eseguire, grazie alla collaborazione con ricercatori dell’Università di Ferrara e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare determinazioni della radioattività naturale e antropica. Spesso, in questi casi, ci capita di lavorare per le ditte di cavatori. Analizzate nelle diverse bande dello spettro, le sostanze hanno una risposta tipica: un'"impronta" che è data dalla curva disegnata dallo strumento. Il confronto con le banche dati e con i campioni noti ci permette di pervenire alla corretta identificazione, con l'impiego di minime quantità di materiale oppure analizzando direttamente il campione tal quale senza intaccarlo - a differenza delle analisi chimicheche prevedono sempre l'asportazione di materiale. Impieghiamo, assieme ai classici microscopi da mineralogia e biologia,spettroscopi e microspettroscopi nell’infrarosso, spettrofotometri e sensori iperspettrali che insieme coprono una banda che va da 190 nanometri a oltre 50000 nanometri, e che ci consentono per questo analisi a 360°, su beni culturali e ambiente, in laboratorio ma anche in esterno. Il loro impiego permette di approfondire e verificare ipotesi avanzate in prima battuta anche solo a seguito dell'esame macroscopico o sulla scorta della storia del campione.

La dotazione dell’OpenLab comprende anche un naso elettronico a dieci sensori, apparecchiature per l’indagine sulle polveri e tutta una serie di attrezzature di tipo geofisico per l’indagine sul campo: che tipo di applicazioni hanno queste strumentazioni?

Il Museo è da sempre dotato di attrezzature per la geofisica. Nel tempo, lo sviluppo di competenze specifiche e l'adozione di nuove tecnologie ci ha consentito di approfondire applicazioni in campo ambientale, per affrontare un ampio raggio di problematiche: da quelle poste dall'ingegneria, anche civile, a quelle connesse alla ricerca archeologica. Da qualche tempo siamo impegnati in un campo d'indagine di diffuso interesse pubblico: quello delle discariche, regolari e abusive. Per il tramite del Comune di Rovereto, determinato ad approfondire la conoscenza globale del proprio territorio, per il monitoraggio ambientale il Museo si è dotato recentemente di alcune nuove attrezzature fra cui una centralina per la rilevazione elettronica degli odori che consente di effettuare diverse misurazioni: continue in esterno oppure su campioni di aria aspirata in loco e poi analizzati in laboratorio o ancora direttamente in laboratorio per analizzare l’odore caratteristico di materiali naturali (legni; fiori; ...) e antropici. Sempre nell'ottica di una più massiva attività di comunicazione e relazione con il cittadino, dunque di un'esaltazione del ruolo civico del Museo, la Fondazione sta lavorando alla proposta di una piattaforma web per la visualizzazione e condivisione dei dati raccolti e all'implementazione dell'app già in uso, per uno scambio più proficuo con i segnalatori sul territorio, ad esempio i "nasi umani" che sono di prezioso stimolo e supporto all'attività di analisi.

OpenLab non è dunque solo al servizio dell’attività delle Sezioni della Fondazione MCR?

I servizi del laboratorio sono a disposizione di quanti ne facciano richiesta. Il Comune di Rovereto, in qualità di socio fondatore, è il partner di riferimento, ma tra gli utenti contiamo altri enti pubblici e privati, ricercatori e professionisti, e ancora privati cittadini che magari hanno semplicemente bisogno di appoggiarsi alla nostra strumentazione per la disinfestazione anossica e il trattamento contro i parassiti di un componente d'arredo. Operiamo ricerche e consulenze in ambito forense, di carattere botanico ed entomologico oltre che geofisico. Vale la pena ricordare la potenza delle nostre apparecchiature hardware e software per la creazione di modelli digitali 3D: come detto al principio a proposito del lavoro eseguito in occasione della mostra dedicata a Zuech, in molte situazioni è fondamentale anche l’aspetto di rilievo e documentazione. La Fondazione è in grado di lavorare anche le riprese aeree realizzate grazie all’uso di droni equipaggiati con sensori ad hoc.

Insomma, la forza di OpenLab è nella rara compresenza di tecnologie e di competenze e nella loro interazione…

Esattamente: l’OpenLab vede la sinergia di geologi, ingegneri, biologi, naturalisti e umanisti. Questo consente di affrontare il problema posto da punti di vista differenti per pervenire a una visione di insieme. Fondamentale il confronto e la discussione oltre al ricorso incrociato a più metodi di indagine al fine di dare una risposta significativa.  

Fondazione MCR

Divulgazione scientifica, multimedialità e nuove tecnologie si intrecciano nelle attività quotidiane della Fondazione Museo Civico di Rovereto. La ricerca e la formazione, attraverso i laboratori rivolti alle scuole, rappresentano da sempre la priorità di uno dei musei scientifici più antichi d'Italia.

Newsletter

Iscriviti per ricevere la newsletter informativa sulle attività della Fondazione MCR