Angela al pubblico di Rovereto: "È anche grazie a voi se continuo a fare tv"

  •  17.01.2015 - 16:00 
  •  Archeologia
  • Davanti a oltre 400 persone la presentazione del libro "I tre giorni di Pompei"

Non c'è zona d'Italia in cui Alberto Angela sia tanto amato quanto il Trentino. A dirlo, ieri sera, a oltre quattrocento persone, lo stesso autore, che ha aperto il suo intervento a Rovereto manifestando gratitudine verso i suoi fan trentini: "Le percentuali dello share del nostro programma indicano che il Triveneto, e la provincia di Trento soprattutto, contano il numero più alto di telespettatori: pertanto è anche grazie a voi se possiamo continuare l'opera di divulgazione in televisione che da tempo curiamo".

Aperto dalla proiezione del film-documentario "Pompei" di Massimo My (2011) e dai saluti del sindaco del Comune di Rovereto Andrea Miorandi e del vicepresidente della Fondazione Museo Civico di Rovereto Gianni Anichini, l'evento – ospitato presso il Cinema Teatro Rosmini di via Paganini - è stato moderato dal curatore della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico Dario Di Blasi.

"Da vent'anni visito Pompei – ha spiegato Angela presentando lo spirito della recente pubblicazione "I tre giorni di Pompei" (Rizzoli, 2014) - e ogni volta vengo informato di nuove scoperte: ora le ho raccolte in una storia in cui si guarda all'esperienza vissuta da persone reali. La narrazione si apre qualche anno dopo la catastrofe: poi inizia un ampio excursus su quanto accadde prima".

Il volume racconta Pompei come non se n'è mai parlato fino ad oggi. "Sfatiamo alcuni miti – ha spiegato Angela - a partire dalla forma del Vesuvio. Un monte che non faceva paura: basso, coperto di boschi e popolato di decine di specie di animali". Per continuare, solo per citare un altro elemento di grande novità introdotto dalla pubblicazione, con la data dell'eruzione, cioè quella del 24 di ottobre "e non di agosto – precisa l'autore - come è scritto invece sulle copie della lettera di Plinio trasmesse nei secoli".

Angela ha tratteggiato i contorni di un'epoca, di una civiltà e di una cultura. "Il mondo romano era estremamente colorato – ha raccontato -: lo erano i vestiti come le case, perché i romani amavano la vita e sapevano dare valore a ogni suo istante. La società era multietnica: non multiculturale, ma nemmeno razzista. Al tempo la donna possedeva uno status molto diverso da quello che aveva prima e da quello che avrà dopo. La società era molto aperta, e le relazioni erano improntate a una libertà estrema: gli uomini potevano essere poligami, con mogli e concubine, anche nei ceti bassi. Il tradimento era una pratica consueta, anche per la donna. Si pensi che i matrimoni erano contratti stipulati tra genitori per unire le famiglie: ecco allora che anche le mogli potevano intrattenere rapporti extraconiugali, purché non divenissero affari di dominio pubblico".

A proposito dell'alimentazione dei romani, Angela ha raccontato come amassero mangiare bene, prediligendo i sapor i forti: "Usavano molto, alla stregua di sale aromatizzato, il garum: una salsa prodotta lasciando macerare del pesce". E degli scambi commerciali: "Avevano una rete di navigazione estesa e fittissima – ha aggiunto -, e navi che partivano per l'India ogni due giorni. Sapevano benissimo dov'era la Cina: addirittura si parla di una delegazione romana che in Cina ci arrivò".

Infine, per sommi capi, Angela ha fatto cenno alla conclusione del volume, con la cronaca delle ultime, tragiche ore di Pompei. E con un grande interrogativo: "E noi, ci saremmo potuti salvare?".

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