La prima mostra in assoluto dedicata all’artista presenta opere inedite, normalmente non visibili o, più generalmente, dimenticate, “ritrovate” e riscoperte insieme al loro autore in una ricerca di studio che diviene oggi anche restituzione, dovuta alla collettività, di una personalità che tanto ha colorato la vita cittadina dal Settecento fino a oggi. Prestiti provenienti da chiese, istituzioni, palazzi privati, mai visti prima e tutti da scoprire.

Ad esempio le prime due opere che accolgono i visitatori nella mostra al Museo della Città (nella foto sopra) sono dipinti della collezione Bossi Fedrigotti che non sono mai stati esposti al pubblico e rappresentano l'episodio dell'Annunciazione, diviso su due tele: da una parte l’Arcangelo Gabriele, dall’altra la Vergine Maria. L’opera è il risultato della collaborazione tra il giovane Baroni e il suo maestro, il veronese Antonio Balestra, il più importante pittore veneto vissuto a cavallo del XVII e XVIII.

Proprio per il profondo legame dell’artista con gli edifici ecclesiastici, pubblici o privati della sua terra, le opere in mostra sono un punto di partenza per ritrovare l’artista anche sul territorio, in un’ottica di museo diffuso: il visitatore potrà quindi, uscendo dalle sale museali, anche grazie alle indicazioni e alle mappe che si scoprono in mostra, scoprire Baroni e approfondire la conoscenza attraverso la visione delle sue opere nei contesti originari, nelle chiese e nei palazzi di molti comuni della Vallagarina, in autonomia o con le visite guidate organizzate dalla Fondazione Museo Civico.

La mostra è promossa dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto, dal Comune di Rovereto, dalla Comunità della Vallagarina, e dall’Accademia Roveretana degli Agiati, con il patrocinio della Provincia autonoma di Trento e dell’Apt di Rovereto e Vallagarina.