Science Break - endemiche cover

Piante esclusive del Nord Italia, un approfondimento sul tema dell'endemismo

  • Una nuova pubblicazione della Fondazione Museo Civico di Rovereto, frutto di un lungo lavoro in sinergia con 19 botanici italiani accomunati da un'unica passione: la cartografia floristica. Il 13 dicembre, presso la Sala Filarmonica di Rovereto, è stato presentato il nuovo volume intitolato "Flora endemica nel Nord Italia", coordinato dalla sezione Botanica del Museo e dedicato alle piante endemiche presenti in Nord Italia.

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Il territorio del Nord Italia comprende 8 regioni (Liguria, Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna) e si estende per 121.974 km² dal livello del mare fino a oltre 4.000 metri. Dal punto di vista della Cartografia Floristica (Ehrendorfer & Hamann, 1965), l'intero ambito interessa 3.612 quadranti MTB, quest'ultima sigla deriva da Messtischblatt, la tavoletta della carta topografica tedesca alla scala 1:25.000 (che coincide con il taglio della Carta IGM), usata tradizionalmente dai botanici come unità base per l'esplorazione floristica entro cui definire la presenza/assenza delle specie.

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Territorio del Nord Italia con relativi capoluoghi di provincia e griglia MTB

Si tratta di un territorio molto diversificato a livello morfologico: il 46% dei quadranti ricade in ambito alpino, il 34% è Pianura Veneto-Padana ed il 20% dei quadranti appartiene all'Appennino Settentrionale. Questa notevole diversità territoriale determina la presenza di 3 regioni biogeografiche (Alpina, Continentale e Mediterranea) e si riflette in una elevatissima biodiversità floristica: oltre 6.000 taxa nativi secondo l'ultima checklist d'Italia (Bartolucci et al., 2024) e, in base al nuovo atlante dedicato alla "Flora endemica nel Nord Italia" edito da Athesia e coordinato dalla sezione botanica del Museo (Bertolli et al., 2024), 447 entità endemiche (soprattutto specie, raramente sottospecie) dell'Italia Settentrionale o che presentano una distribuzione limitata alla catena alpina e all'Appennino Settentrionale.

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Svelando qualche dato tratto dal nuovo volume, per quanto riguarda la ricchezza di endemismi a livello provinciale, Cuneo e Trento sono le province con il numero maggiore di piante endemiche (entrambe con 160 specie!), seguite da Torino (138) e Brescia (133); mentre alcune province come Cremona, Ferrara, Lodi, Monza e Brianza, Rimini ne risultano prive.

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Mappa del numero complessivo di specie endemiche per provincia

Vari endemismi dell'Italia Settentrionale sono diffusi ampiamente lungo l'arco alpino come ad esempio Arabis caerulea, Juncus jacquinii, Noccaea rotundifolia, altri invece molto più localizzati, con areale confinato ad una porzione davvero limitata di territorio (per questo detti in gergo tecnico stenoendemismi) come ad esempio Callianthemum kernerianum, specie endemica stretta della parte sommitale del M. Baldo (tra Trentino e Veneto), o Acanthoprasium frutescens, endemica delle Alpi Marittime francesi e delle Alpi Liguri meridionali il cui areale, nonostante le dimensioni assai ridotte, è a scavalco addirittura tra due nazioni. Come non citare poi la splendida Viola comollia, esclusiva delle Orobie (Lombardia), la cui scoperta risale al 1832 per merito di Giuseppe Filippo Massara medico in Valtellina e appassionato naturalista; o ancora Alyssum cognense, una piccola brassica a fiori gialli endemica della Valle d'Aosta e di una piccola area svizzera presso il Sempione, con popolazioni in Italia localizzate quasi esclusivamente in Val di Cogne (AO).

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Callianthemum kernerianum - M. Altissimo (TN) foto: Giulia Tomasi

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Alyssum cognense - Valle di Cogne, Vallone dell'Urtier (AO) foto: Maurizio Broglio

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Viola comollia - Val Bondione (BG) foto: Luigi e Paola Tassisto

Ma l'endemismo non interessa solo "i fiori", ovvero le piante erbacee, è un fenomeno affascinante che riguarda anche le piante legnose come come Prunus brigantina, un arbusto alto sino a 3-5 metri con frutti simili a prugne gialle ma a polpa assai insipida che cresce solo nelle Alpi Sud Occidentali italo-francesi, o come varie specie di salici piuttosto difficili da distinguere per i non addetti ai lavori (come Salix glaucosericea, S. laggeri e S. mielichhoferi). Gli endemismi si possono trovare dal livello del mare, come Stipa veneta che è tipica delle dune costiere del litorale veneto-friulano del Mar Adriatico, sino alle vette più alte come Androsace alpina, una primulacea in Italia presente lungo tutto l'arco alpino ad eccezione della Liguria, che in Valle d'Aosta raggiunge quota 4245 m (presso la Val di Gressoney, parete sud-est del Lyskamm). Si tratta della quota più alta in tutto il Nord Italia attualmente raggiunta da una specie endemica!

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Stipa veneta - Caorle (VE) foto: Silvio Scortegagna

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Androsace alpina - Valle di Cogne, Vallone dell'Urtier (AO) foto: Maurizio Broglio

Anche solo da questi dati è immediato comprendere come le piante endemiche rappresentino un elemento unico e caratterizzante la biodiversità di una specifica area geografica, che in questo specifico caso è il Nord Italia, e la loro conservazione è fondamentale non solo perchè svolgono un ruolo cruciale come indicatori della salute degli ecosistemi e del delicato equilibrio degli habitat naturali, ma anche perchè custodiscono un patrimonio genetico unico e irripetibile. Tra le specie endemiche presenti nella "Flora endemica nel Nord Italia" (Bertolli et al., 2024) sono 32 quelle che rientrano negli allegati della Direttiva "Habitat" e che quindi sono sottoposte a specifica tutela dall'Unione Europea. Non da meno, la loro importanza sul piano culturale: molte piante endemiche hanno significati simbolici antichi e radicati nelle tradizioni locali e nella storia di molte piccole comunità montane. Emblematico, per esempio, è il raponzolo di roccia (Physoplexis comosa), simbolo di resilienza, tenacia e fertilità essendo in grado di prosperare anche nelle condizioni più difficili e di crescere tra le fessure delle rocce. Nella tradizione montana richiama il mistero e il fascino della natura alpina.

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a cura di Filippo Prosser e Giulia Tomasi, sezione Botanica Fondazione MCR 

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