
Come decifrare l'enigmatico codice dell'Età del Bronzo?
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3800 anni fa in Europa circolavano degli strani oggetti dei quali nessuno ha ancora compreso la funzione. Il 6 marzo appena trascorso ricercatori provenienti da mezza Europa sono stati convocati al Museo archeologico di Francoforte, in Germania, per cercare di risolvere il dilemma, scambiandosi idee e opinioni.
Gli esperti si sono trovati a discutere delle cosiddette “tavolette enigmatiche” davanti a una mostra che ne espone gran parte in un solo luogo. La mostra Aenigma 2.0 - Wer Entschlüsselt den rätselhafeten Code der Bronzezeit? (Chi può decifrare l’enigmatico codice dell’Età del Bronzo?) ospita questi misteriosi artefatti e altri reperti archeologici provenienti anche dall’Italia. Il convegno internazionale, che ha avuto il sostegno e il patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Francoforte, è stato ideato e moderato dallo stesso curatore della mostra e direttore del Museo Archeologico David Wolfgang (Fig. 1).
Fig. 1 Il direttore del Museo David Wolfgang accanto all’archeologo della Fondazione Museo Civico di Rovereto Maurizio Battisti, davanti al pannello che illustra la distribuzione delle tavolette enigmatiche in Italia settentrionale.
Le tavolette enigmatiche, definite Brotlaibidole in tedesco (idoli a forma di pane), sono delle piccole tavolette in terracotta grandi meno di uno smartphone su cui sono impressi dei segni di svariate tipologie, di solito inseriti ordinatamente su linee parallele come in uno spartito musicale. Fanno la loro comparsa attorno al 1900 a.C. e si diffondono soprattutto nei pressi delle principali vie fluviali dell’Europa centro-orientale. Se mettiamo su una mappa le 363 tavolette trovate finora possiamo vedere che l’areale del fenomeno va dall’Italia settentrionale, in particolare l’area benacense, all’Ungheria passando per Austria, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Serbia, Romania e Bulgaria (Fig. 2).
Alcune riportano solo dei punti, altre delle impressioni circolari più grandi, dei triangoli, dei quadrati, delle “X”, delle mezze lune, ecc.
Fig. 2 Areale di distribuzione delle tavolette enigmatiche in Europa.
Nella mostra sono presenti anche due tavolette conservate presso il Museo Civico di Rovereto, una proveniente dall’insediamento di Colle Ameno di Borgo Sacco (Rovereto) e l’altra dal sito del Colombo di Mori (Fig. 3). I segni impressi sulla prima trovano confronti soprattutto in territorio austriaco e slovacco, quelli sulla seconda invece in territorio italiano. Nella relazione durante il convegno è stato descritto in particolare il contesto geomorfologico e geografico in cui questi due reperti sono inseriti. Colle Ameno, abitato durante tutta l’età del Bronzo, si trova direttamente sulle rive dell’Adige e fronte a un altro sito della stessa epoca: Castel Pradaglia. Come scrive l’archeologo Simone Cavalieri: “[…] come due bastioni a guardia della più importante via di comunicazione tra pianura e Alpi interne del passato: l’Adige”. Il lato sudorientale del colle era ben difeso un tempo dal torrente Leno, il cui alveo arrivava fino ai piedi del piccolo rilievo che ospita l’insediamento.
Fig. 3 A sinistra: tavoletta trovata a Borgo Sacco; a destra: frammento di tavoletta trovato presso il Colombo di Mori.
La seconda tavoletta proviene da un sito scoperto e scavato nel 1881 dall’archeologo Paolo Orsi per conto del nostro Museo. Anch’essa è stata trovata in un punto strategico molto importante: da qui infatti si può controllare l’accesso alla piccola valle del rio Cameras, che ospita il lago di Loppio e che conduceva alla zona delle palafitte benacensi, compresa quella di Molina di Ledro. Un collegamento dunque tra l’Adige navigabile e il lago di Garda, controllato anche nell’Alto Medioevo dal castrum dell’Isola di Sant’Andrea e sfruttato poi verso la fine del Medioevo durante la famosa impresa delle Galeas per montes, quando i veneziani portarono nelle acque del Lago di Garda una flotta da guerra percorrendo controcorrente l’Adige.
Ma perché insistere sulla posizione strategica di questi due reperti? Fra le ipotesi finora formulate in letteratura quella più credibile descrive questi manufatti come degli strumenti utili a regolare lo scambio di beni lungo le principali direttrici dell’epoca e quindi soprattutto lungo le idrovie lacustri e fluviali. Ma le tavolette sono state interpretate, ad esempio, anche come oggetti rituali, stampi di fusione per ornamenti, calendari lunari, strumenti per contare e timbri.
Durante il convegno è stato fatto il punto della situazione, si sono messi a confronto dati non ancora editi e si sono tratti utili spunti per dare il via a nuovi studi e ricerche che ci aiutino a capire qualcosa di più su questi misteriosi manufatti che arrivano da un lontanissimo passato.
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a cura di Maurizio Battisti, sezione Archeologia Fondazione MCR