Tarentola mauritanica: un geco alla conquista dell'entroterra
Si legge in 5 minuti: il tempo di un caffé americano!
Le popolazioni di gechi osservate in Trentino sono tra le più settentrionali d'Italia e le segnalazioni di nuovi nuclei vitali sono in aumento in conseguenza a globalizzazione e riscaldamento climatico. In questo panorama la citizen science, ovvero la partecipazione attiva dei cittadini nelle attività di raccolta di dati relativi alla presenza territoriale di specie selvatiche, si sta rivelando fondamentale per mappare la distribuzione e l'espansione della specie a livello locale.
In copertina: geco in termoregolazione su di un muretto - Foto Karol Tabarelli de Fatis, Arch. MUSE.
Il geco comune, un piccolo sauro che sa mimetizzarsi bene nell'ambiente circostante e si nutre di insetti infestanti
Il geco comune, nome scientifico Tarentola mauritanica, è un piccolo sauro appartenente alla famiglia dei Gekkonidi: facilmente riconoscibile per il corpo tozzo somigliante ad una massiccia lucertola, la pelle ricoperta di protuberanze simili a piccoli tubercoli, i grandi occhi con pupille verticali e le dita con i tipici cuscinetti adesivi (presenti in buona parte delle specie di gechi). Di dimensioni relativamente ridotte (la lunghezza media varia tra i 10 e i 16 cm, coda compresa), presenta un colore tendenzialmente grigiastro, giallastro o marrone screziato, con possibili sfumature più scure che lo aiutano a mimetizzarsi nell'ambiente circostante. La dieta è prevalentemente insettivora: il geco comune si nutre infatti di mosche, zanzare, falene ed altri artropodi, dimostrandosi un utile alleato contro le fastidiose infestazioni estive e facendo sì che la sua presenza sia generalmente ben accetta, cosa che lo rende particolarmente gradito soprattutto nei contesti urbani dove lo si può scorgere in prossimità di qualche fonte di luce, in attesa di ghermire piccole prede attive al crepuscolo o nelle ore notturne.
Tarentola mauritanica in attesa di una preda, in centro storico a Riva del Garda (TN) - Foto Karol Tabarelli de Fatis, Arch.MUSE.
Dal Nord Africa e dall'Europa mediterranea all'Italia settentrionale: la diffusione dei gechi è veicolata dall'uomo
Ha un'ampia distribuzione: il suo areale comprende il Nord Africa e l'Europa mediterranea (Martinez Rica, 1997); risulta, altresì, introdotto in molte località al mondo al di fuori dell'areale naturale della specie (Mahrdt, 1998). La diffusione di gechi veicolata dall'uomo, è fatto ben noto e documentato in bibliografia (Meshaka et al., 2006; Kraus, 2009; Ortiz-Medina et al., 2019).
In Europa è presente la sottospecie Tarentola mauritanica mauritanica, la quale mostra una distribuzione mediterranea, preferendo in particolare le zone costiere (Bonardi & Sindaco, 2004). L'areale italiano interessa praticamente tutto il territorio compresa buona parte delle isole minori; in aumento le segnalazioni nell'entroterra e nei grandi centri abitati dell'Italia settentrionale (Corti et al., 2011; Di Nicola et al., 2019), dove la specie è stata introdotta e si è successivamente adattata beneficiando dei microclimi urbani (mediamente più caldi) che ne favoriscono la sopravvivenza. La specie può essere rinvenuta in differenti tipologie ambientali come macchia mediterranea, gariga, coltivi, boschi radi e prati; frequenta inoltre muretti a secco e pareti; ed è comune su edifici, abitati e non, di centri storici e periferie (Corti et al., 2011; Di Nicola et al., 2019).
Areale di presenza del Geco comune, dalla piattaforma on-line iNaturalist.
Il geco in Trentino
Le prime osservazioni di geco comune in Trentino sono segnalate presso il Castello del Buonconsiglio a Trento, nel giardino dell'Albergo Lido Palace a Riva del Garda e in località Spino presso Trambileno in Vallarsa (Bruno, 1980). Nelle Collezioni Erpetologiche del MUSE - Museo delle Scienze di Trento è conservato un geco comune, rinvenuto a Mattarello, frazione del Comune di Trento, già nel 1996 (Caldonazzi et al., 2002). Si è passati quindi dalle poche osservazioni note per gli anni '80 e '90 (quando si escludevano popolazioni vitali delle specie) alla situazione attuale con il rettile che risulta presente con nuclei riproduttivi in diversi siti della Valle del Sarca, Vallagarina, Valle dell'Adige e Valsugana (Atlante Anfibi e Rettili del Trentino; in prep.).
Quelle trentine risultano tra le popolazioni vitali più a Nord d'Italia. L'origine delle popolazioni trentine può essere ricondotta sia a occasionali liberazioni di tipo volontario quanto, soprattutto, al trasporto delle merci. Uno dei "nuclei storici", ad esempio, si trova in Corso Michelangelo Buonarroti a Trento, proprio nella zona dello scalo ferroviario, colonizzato con buona probabilità da esemplari giunti dal Sud Italia a bordo di treni merci. In altri casi esemplari di questa specie sono arrivati all'interno di vasellame in cotto, dentro cassette di frutta proveniente dall'Italia meridionale, ma anche all'interno di un tronco di olivo consegnato a uno scultore o tramite persone di rientro dalle vacanze che involontariamente hanno veicolato il rettile sul proprio camper.
L'App iNaturalist e il contributo che i cittadini possono dare per monitorare l'espansione del geco
Con la globalizzazione dei trasporti sempre più organismi rischiano di essere importati inconsapevolmente in luoghi lontani rispetto a quelli in cui si sono evoluti. Come si accennava in precedenza, uno degli aspetti più interessanti di Tarentola mauritanica è la sua straordinaria capacità di adattamento al microclima urbano e di espansione anche in luoghi lontani rispetto alla tipiche località costiere.
Qualora aveste modo di osservare un geco (ma anche un qualsiasi altro animale o organismo vegetale), per contribuire alla mappatura della presenza della specie e della sua espansione in provincia di Trento, la soluzione migliore è quella di scaricare l'App iNaturalist sul vostro smartphone e salvare le osservazioni direttamente sulla stessa; così facendo ci aiuterete a tenere costantemente sott'occhio l'espansione di areale di questo iconico rettile.
Esempio di citizen science: un cittadino intento a fotografare un geco, in una piccola popolazione di recente scoperta. Karol Tabarelli de Fatis; Arch. MUSE.
Per saperne di più:
· iNaturalist: una piattaforma di citizen science che consente agli utenti di documentare la biodiversità attraverso la condivisione di osservazioni di specie animali e vegetali. Creata da un team di scienziati, naturalisti e programmatori, iNaturalist ha l’obiettivo di raccogliere dati sulla presenza e distribuzione delle specie in tutto il mondo, contribuendo alla ricerca scientifica e alla conservazione ambientale. Scaricate la sua App!
· GBIF (Global Biodiversity Information Facility): un'infrastruttura globale di dati aperta, che consente l'accesso a informazioni sulla biodiversità del pianeta. È stata creata per raccogliere, integrare e rendere accessibili i dati sulla distribuzione delle specie e su altri aspetti della biodiversità a livello mondiale. Attraverso il GBIF, istituzioni di tutto il mondo possono condividere i propri dati in un unico portale, che diventa così una risorsa fondamentale per la ricerca scientifica, la gestione ambientale e la conservazione.
· Gruppo Facebook Citizen Science MUSE: dove postare foto di gechi e di qualsiasi altro organismo animale o vegetale per trovare sempre pronta risposta dagli esperti del MUSE - Museo delle Scienze.
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a cura di Karol Tabarelli de Fatis, assistente tecnico scientifico, Ufficio Ricerca e collezioni museali del MUSE - Museo delle Scienze