
Ancora sulle tracce del botanico Francesco Facchini: dalla Val di Fassa a Trambileno
Si legge in 5 minuti: il tempo di un caffé americano!
Prosegue il nostro viaggio alla scoperta delle orme lasciate dal medico e botanico fassano Francesco Facchini (1788–1852), instancabile esploratore della flora trentina e sudtirolese nell’Ottocento. Dopo aver raccontato la storia del raro garofano selvatico di Alba di Fassa (che potete leggere QUI), torniamo oggi in Vallarsa e precisamente a Trambileno, luogo che per decenni ha custodito – quasi in silenzio – una delle presenze più sorprendenti segnalate da Facchini: la preziosa Adenophora liliifolia.
A sx: Francesco Facchini (Forno, 24 ottobre 1788 – Vigo di Fassa, 6 ottobre 1852)
A dx: Adenophora liliifolia– Specie dell’allegato II della Direttiva “Habitat”, rara e in regresso in Trentino. Assomiglia alle Campanula, ma ha stimma ingrossato e ampia infiorescenza
Rarissima in Trentino e considerata estinta per la zona, questa pianta è riapparsa proprio laddove il botanico la descrisse nell’agosto del 1841. Un ritrovamento che non solo riporta alla luce una pagina dimenticata della storia naturalistica locale, ma che dimostra anche come, nonostante i profondi mutamenti del paesaggio e le trasformazioni legate all’uomo, la natura sappia conservare a lungo i suoi segreti.
19/07/2025. Tra i vari impegni mi pare di riuscire a ritagliare un paio d’ore. Che fare? Mi viene in mente che vari anni prima avevo trovato nel parco pubblico di Moscheri di Trambileno Sporobolus indicus, una presenza sorprendente in un paese di montagna per un’alloctona che allora conoscevamo solo per l’Alto Garda. L’avevo considerata come destinata a scomparire, ma non avevo avuto più l’occasione di verificare. Così da Rovereto mi sono recato in auto a Trambileno, dove ho subito constatato che questa specie si era insediata sul selciato dei vialetti del parco, anche se al di fuori del parco non ne trovo traccia. Dalla chiesa vedo il santuario e mi viene in mente di cercare anche là. Salgo lungo la strada e al santuario trovo abbondante Catapodium rigidum, mai trovato in occasione di numerose visite precedenti a Trambileno. Per il rientro scelgo un sentiero che da poco sopra il santuario scende a Lesi. Mi accorgo che c’è anche un’altra via più diretta, che scende verso Clocchi, ma preferisco la via più lunga dove però non trovo nulla di particolare. Da Lesi mi avvio verso Moscheri per il rientro cercando ancora quando noto un cartello tra le case appena sopra Clocchi che indica la salita al santuario, proprio lungo il sentiero che avevo scartato. Ormai comincia ad essere tardi, ma decido lo stesso di risalire nuovamente al santuario per questa breve via che qualcosa mi diceva di non aver mai percorso in passato. Si passa sopra una casa nuova, quindi sotto la rupe ai piedi del santuario e quindi si svolta sul versante nord del dosso e qui… sorpresa: Adenophora liliifolia!
Il cartellino del campione di Adenophora liliifolia (un tempo chiamata Campanula Alpini) raccolta a Trambileno nel 1841 e scritto da Francesco Facchini (trascrizione nel testo). È conservato nell’erbario del Muse
Quel “di fronte alla chiesa” era sempre stato interpretato in passato in senso letterale, per cui era stata cercata Adenophora sul ciglio a valle dell’abitato. Invece evidentemente si intendeva la collina a monte, su cui sarebbe stato costruito il Santuario della Madonna di Salette: nel 1841 nemmeno quello c’era ancora, dato che allora la Madonna doveva ancora manifestarsi ai pastorelli di La Salette! Quel sentiero però c’era già, come attestato dalla cartografia storica. Le piante allora erano in una boscaglia erbosa su suolo sassoso a valle del sentiero: ora qui sorge un boschetto di pino nero, e gli esemplari si trovano quasi tutti a fianco del sentiero. Questo ritrovamento divenne presto famoso tra i botanici dell’epoca, tanto che qui raccolsero Adenophora Francesco Ambrosi (il 30 luglio 1852) e quindi Pietro Porta e i roveretani Domenico Sartori e Francesco Costa, come si deduce dagli erbari storici del Muse e del Museo Civico di Rovereto, ma poi nel Novecento se ne perse la memoria. Che la stazione fosse quella del dosso del santuario lo conferma un campione di Costa in cui si specifica “alla Madonna delle Salette”, raccolto evidentemente dopo la costruzione del primo nucleo del santuario. Peccato non aver dato peso a questo dettaglio in precedenza.
Trambileno, Frazione Moscheri - Santuario Madonna de la Salette (Robertk9410, CC BY-SA 4.0
La fama era allora giustificata dal fatto che si trattasse dell’unico sito noto nel tratto trentino della Valle dell’Adige. Sorprende la persistenza della popolazione su un arco di tempo così lungo: 184 anni sono passati da quel 26 agosto. Di mezzo ci sono stati la costruzione del santuario, la prima guerra mondiale, il dopoguerra con l’introduzione del pino nero e la trasformazione del sito in un boschetto e quindi l’abbandono di pratiche un tempo diffuse, come il pascolo e la ceduazione, e una certa espansione edilizia recente. Eppure Adenophora ha resistito, con una piccola popolazione di una trentina di steli, benché in parte danneggiati. Appena a monte è stato realizzato il parcheggio del santuario, che viene falciato con decespugliatore, ma per fortuna non il vicino sentiero.
Speriamo dunque che gli abitanti di Trambileno prendano coscienza dell’importanza di questa rara pianta, più antica del loro santuario. L’auspicio di questo Science Break è proprio questo: che la riscoperta di Adenophora liliifolia non rimanga solo un dato floristico da archiviare nel database della sezione botanica della Fondazione Museo Civico di Rovereto, ma diventi occasione di consapevolezza e di tutela condivisa con la cittadinanza. Perché raccontare storie come questa significa ricordare che la ricerca scientifica, unita alla divulgazione, non solo arricchisce la nostra conoscenza, ma contribuisce a proteggere la fragile eredità naturale che abbiamo ricevuto.
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a cura di Filippo Prosser, Sezione Botanica Fondazione Museo Civico di Rovereto