Gaia

La madre di tutte le mappe del cielo

  • La più imponente survey a tutto cielo d’oggetti celesti mai realizzata nel primo catalogo, con oltre un miliardo di stelle, collezionato in un anno dal satellite Gaia dell’ESA.

Negli anni, la Fondazione Museo Civico di Rovereto ha saputo stringere relazioni solide con i principali attori della ricerca a livello internazionale. Per questo motivo diamo spazio con piacere a una straordinaria novità che vede protagonisti anche gli scienziati italiani e dell’INAF.

Si tratta della pubblicazione della prima release dei dati (DR1) della missione spaziale Gaia dell’ESA, presentata nelle scorse settimane a Madrid, a mille giorni dal lancio avvenuto il 19 dicembre 2013.  Una vista a tutto cielo delle stelle presenti nella nostra Galassia – la Via Lattea – e nelle galassie vicine: sono un miliardo le stelle classificate dalla più imponente survey a tutto cielo d’oggetti celesti mai realizzata. Oltre 110 miliardi di osservazioni fotometriche e i 9.4 miliardi di osservazioni spettroscopiche raccolte dal telescopio spaziale ESA, e in particolare i dati collezionati da luglio 2014 a settembre 2015, liberamente disponibili in rete per scienziati da tutto il mondo.

 “Si tratta della mappa più grande e più accurata mai prodotta da una singola survey” ha detto in conferenza stampa Anthony Brown della Leiden University. Con lui Mario Lattanzi dell’INAF di Torino, responsabile per l’Italia del DPAC (Data Processing and Analysis Consortium) di Gaia: “Questo primo rilascio dei dati raccolti ci dimostra – spiega-, dopo neanche 12 mesi di lavoro, che la missione Gaia ha già superato di tre volte la qualità dei risultati della precedente missione europea Hipparcos”.

Sul palco dell’ESAC, a presentare al mondo la prima messe di dati di questa missione dalla partenza non facile, anche due astrofisiche INAF del team di Gaia: Antonella Vallenari, dell’Osservatorio astronomico di Padova, e Gisella Clementini dell’Osservatorio astronomico di Bologna. “Questo è solo l’inizio” ha promesso Clementini riferendosi alle osservazioni fotometriche compiute con Gaia di 3194 stelle variabili – 386 delle quali sono nuove scoperte – come le Cefeidi e RR Lyrae. “Abbiamo misurato la distanza della Grande Nube di Magellano per verificare la qualità dei dati, e i risultati offrono un’anteprima dei notevoli progressi che Gaia ci consentirà presto di raggiungere nella comprensione delle distanze cosmiche”.

Durante il lavoro di convalida del catalogo, gli scienziati del DPAC hanno condotto anche uno studio sugli ammassi aperti – gruppi di stelle coetanee e relativamente giovani – dal quale si evince chiaramente il miglioramento permesso dai nuovi dati. “Con Hipparcos potevamo analizzare la struttura tridimensionale e la dinamica delle stelle solo nelle Iadi, l’ammasso aperto più vicino al Sole, e misurare le distanze di circa 80 ammassi fino a 1600 anni luce da noi” ha ricordato Vallenari. “Ma già solo con i primi dati di Gaia riusciamo a misurare le distanze e i moti delle stelle in circa 400 ammassi, spingendoci fino a 4800 anni luce di distanza. Per i 14 ammassi aperti più vicini, i nuovi dati rivelano un grande numero di stelle sorprendentemente lontane dal centro del’ammasso di appartenenza, stelle probabilmente in fuga e destinate a popolare altre regioni della nostra galassia”.

“La strada fino a oggi non è stata priva di ostacoli: Gaia ha dovuto far fronte a una serie di sfide tecniche che hanno richiesto un notevole sforzo collaborativo per essere superate” ha detto infine Fred Jansen, il mission manager di Gaia dell’ESA. “Ma ora, mille giorni dopo il lancio e grazie all’enorme lavoro di tutte le persone coinvolte, è con entusiasmo che possiamo presentare al mondo questo primo insieme di dati. E non vediamo l’ora d’arrivare alla prossima release, che mostrerà tutto il potenziale di Gaia nell’esplorazione nostra galassia, in un modo che non abbiamo mai visto prima”.

Fondazione MCR

Divulgazione scientifica, multimedialità e nuove tecnologie si intrecciano nelle attività quotidiane della Fondazione Museo Civico di Rovereto. La ricerca e la formazione, attraverso i laboratori rivolti alle scuole, rappresentano da sempre la priorità di uno dei musei scientifici più antichi d'Italia.

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