Primavera: i fiori spontanei più diffusi e che vediamo tutti i giorni
In queste settimane si può assistere alla fioritura di numerose specie, dalle più precoci alle più rare, fino a quelle piante che possiamo vedere ogni giorno nei nostri giardini, lungo i marciapiedi o nei campi coltivati che circondano le nostre città. Ecco alcune specie che troverete molto familiari o che potrete imparare a riconoscere.
Veronica persica
La veronica della Persia è una pianta annua proveniente dall'Asia occidentale, oggi divenuta subcosmopolita, presente in tutte le regioni d’Italia. In Trentino era diffusa e in espansione già dall’Ottocento ed è comunissima negli incolti, negli orti, nei parchi e nei bordi dei giardini, ma anche lungo i margini stradali e le aiuole.
Diffusa un po’ ovunque, è una pianta facile da notare e da riconoscere per la sua precoce comparsa negli orti, nei campi e nei giardini.
Il nome generico è di etimologia molto incerta e secondo alcuni deriva dal personaggio biblico della Veronica, mentre il nome specifico indica uno dei paesi d’origine, la Persia.
Lamium purpureum
Il lamio purpureo o falsa ortica purpurea è una piccola pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Lamiaceae, dai fiori labiati color rosa-porpora simili a piccole bocche aperte che attirano api ed insetti impollinatori. Inizia a fiorire a marzo e la fioritura si protrae anche fino a novembre.
Il suo appellativo inglese, dead nettle e cioè 'ortica morta', fa ben comprendere che si tratta di una pianta inoffensiva, non certo come la vera ortica che invece provoca un sgradevole prurito. Oltre all’ortica appartengono alla famiglia delle Lamiaceae anche alcune piante aromatiche come la menta e la melissa.
Taraxacum officinale
A conferma della sua ampia diffusione e fama, il tarassaco è una Composita alla quale hanno dato numerosissimi nomi locali o dialettali: dente di leone, dente di cane, soffione, tarassaco, etc. Questa pianta è molto conosciuta anche perché è edibile: è stata, ed è ancora, sia in pianura che in montagna, l'erba spontanea di gran lunga più usata in ambito alimentare. In base alle tradizioni e alla stagione viene utilizzata praticamente ogni sua parte, dalla radice al fiore passando da foglie e boccioli. I boccioli dei fiori possono essere messi sott'aceto come i capperi; le foglie crude o cotte trovano spazio in insalate, minestre, torte salate o nei misti di erbe cotte; le radici tostate costituiscono un buon surrogato del caffè. Anche l'utilizzo erboristico è parte della nostra tradizionale, soprattutto a scopo depurativo e diuretico.
Bellis perennis
Affascinante il nome del genere della pratolina comune che deriva dal latino béllus, 'bello', a sottolineare la meraviglia di questo fiore. Il nome specifico perennis, 'attraverso gli anni' per alcuni sta ad indicare la longevità di questa pianta, ma per altri potrebbe riferirisi anche al protrarsi dell'antesi: è possibile infatti trovarla fiorita praticamente tutto l'anno. Appartiene alla famiglia delle Composite perciò quello che viene considerato il fiore in realtà è un’infiorescenza e cioè un insieme di piccoli fiori (chiamato capolino). Il “fiore” della pratolina in realtà è composto da fiori ligulati bianchi disposti alla periferia e fiori tubulosi gialli disposti invece al centro.
Quella delle Composite è una delle famiglie più ricche di generi e specie che sono diffuse in tutto il mondo e si adattano a tutti gli ambienti.
Senecio vulgaris
Il senecione comune è un'inconfondibile pianta annua a ciclo breve (2-3 mesi dalla germinazione del seme alla maturità sessuale) con foglie profondamente lobate, capolini con soli fiori tubulosi e squame esterne nere all’apice. Frequente in tutto il Trentino, la si può osservare negli orti e negli ambienti ruderali e antropizzati, anche in centro città. Come capita per molte altre piante, pur essendo considerata specie officinale, è caratterizzata da una certa tossicità legata alla presenza di alcaloidi tossici tra i quali proprio la Senecionina.
Sonchus oleraceus
Il Crespigno degli orti è una pianta appartenente alla famiglia delle Asteraceae (Compositae) con fiori tutti ligulati di un giallo intenso al centro. Cresce in prossimità di coltivi, nei terreni ruderali, lungo i cigli delle strade, in mezzo alle aiuole spartitraffico ed è presente anche nei centri abitati tra le fessure dei marciapiedi o alla base dei muri. Attenzione a non confonderlo con S. asper, dal quale si distingue per le orecchiette delle foglie cauline acute e diritte, non ribattute in basso sul fusto.
Cymbalaria muralis
Il Ciombolino comune è facilmente riconoscibile dal fusto esile e delicato e frequentemente arrossato, con foglie rotonde-reniformi lucide e glabre. I fiori sono solitari o in coppia, di colore bianco-violetti con uno sperone leggermente ricurvo di 1-3 mm. Il nome del genere si riferisce alla forma del fiore e deriva dal latino cymbalum, lo strumento musicale cavo simile ad un moderno tamburello. Il nome specifico allude invece al suo habitat: vegeta infatti sui muri, anche in ambito urbano.
Cerastium glomeratum
Il Cerastio agglomerato o Peverina dei campi è una piccola caryophyllacea facilmente distinguibile dagli altri Cerastium annuali per l’infiorescenza contratta, poiché i peduncoli fiorali sono molto contratti a formare un ”glomerulo”, come suggerisce il nome specifico. Tipico degli incolti e dei terreni rurali presso gli abitati, soprattutto nella fascia collinare. In Trentino si pensa possa essersi diffuso solo a partire dalla metà dell’Ottocento.
Stellaria media
Stellaria media, chiamata comunemente Centocchio, è una piccola pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Caryophyllaceae diffusa in tutta Italia e in comunissima anche in Trentino dove trova diffusione dal fondovalle fino a oltre 2000 m. È facile trovarla nei centri urbani, dove cresce spesso rigogliosa su terreni smossi ben provvisti di nutrienti come orti, bordi strada e giardini.
Il nome del genere deriva dal fatto che i suoi fiori, in piena fioritura, sembrano stelle.
Capsella bursa-pastoris
Altra fioritura primaverile è quella della comune Borsapastore. Una specie cosmopolita molto diffusa anche in Trentino dove è solita vegetare su suolo disturbato, campi e orti, presso gli edifici e lungo le strade, spesso su terreno soggetto a calpestio, mentre in alto si spinge fino alla fascia subalpina (anche oltre i 2500 m di quota). Il nome generico deriva dal latino capsa, 'cofanetto, piccola borsa', mentre l'epiteto specifico fa riferimento alla forma dei suoi frutti che si presentano triangolari con base a forma di cuneo e che ricordano la bisaccia usata dei pastori.
Queste sono le specie raccontate da Giulia Tomasi, botanica del nostro museo, in una delle pillole di scienza pubblicate sul canale YouTube della Fondazione --> Fiori spontanei di primavera
[le immagini, provenienti dagli archivi della Fondazione Museo Civico di Rovereto, sono visionabili nella gallery con maggior risoluzione]