Mimetizzarsi significa nascondersi, ma non solo! Alcuni esempi dal mondo animale
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Tutti noi conosciamo il mimetismo del mondo animale. Dagli insetti che fingono di essere foglie alle tigri invisibili agli occhi delle prede nell’erba alta, dai gufi identici alla corteccia degli alberi alle seppie che mutano forme e colori per confondersi con il fondale. La prima cosa a cui pensiamo quando si parla di mimetismo è proprio nascondersi, anche se il fenomeno del mimetismo è in realtà molto più ricco e sfaccettato.
Gli esempi appena riportati, infatti, sono relativi solamente ad una minima parte del concetto di mimetismo (chiamata criptismo), ma ci sono animali che hanno deciso di seguire una via diversa e che, invece che scomparire, hanno scelto di diventare quanto più possibile visibili ai loro predatori. In che modo? Semplice, copiando un'altra specie più pericolosa!
Ecco un esempio: tra il sud degli Stati Uniti e il nord del Messico vive un serpente velenosissimo, il serpente corallo (Micrurus fulvius), chiamato così proprio per la sua vistosa colorazione rosso corallino alternata a bande gialle e nere. I rapaci, la cui dieta comprende diversi tipi di rettili, hanno imparato a stare ben alla larga da quella colorazione, per evitare grossi rischi; d'altronde, meglio a digiuno che morto! Ebbene, un altro serpente assolutamente innocuo, proprio per evitare di essere mangiato, ha deciso di adottare una colorazione molto simile a quella del serpente corallo, così da poter gironzolare in pace senza grosse preoccupazioni: per questo motivo viene comunemente chiamato falso corallo (Lampropeltis triangulum). C'è però una filastrocca per imparare a riconoscerli ad occhio, nel caso in cui vi ritrovaste a passeggiare per i boschi pietrosi del nord del Messico:
Rosso su giallo uccide un cavallo, rosso su nero amico sincero
In questo modo sarete sicuri di non sbagliare mai a riconoscere entrambe le specie.
Illustrazione di Davide Liga. I colori della filastrocca si riferiscono proprio alle bande rosse, gialle e nere delle due specie: a sinistra, se la banda rossa è su quella gialla vuol dire che siete davanti al corallo e vi consiglio di cambiare lato della strada; a destra, se la banda rossa è su quella nera potete stare tranquilli e continuare la vostra passeggiata.
Un altro esempio, sempre a proposito di serpenti, è quello del lepidottero Hemeroplanes triptolemus. Il bruco di questa farfalla sudamericana, quando minacciato, gonfia i primi segmenti del torace e si solleva, andando a copiare perfettamente, nella forma e nel colore, la testa di una vipera molto comune in quelle zone. In questo modo spaventa il suo predatore e si mette al sicuro.
Il bruco, imitando la testa di una vipera, può dormire sonni più tranquilli (foto Flickr).
Gli esempi in natura sono davvero molteplici: farfalle che copiano gli occhi dei gufi, mosche che sembrano api, pesci innocui che riproducono fedelmente l’aspetto delle teste delle murene, cuculi che hanno le stesse le colorazioni dei falchi, polpi che imitano in tutto i pesci scorpione, e così via. Spesso ad essere mimato non è un animale pericoloso, ma semplicemente un altro animale dal sapore disgustoso che non piace affatto ai predatori.
La farfalla C. t. memnon, conosciuta anche come farfalla gufo gigante, riproduce gli occhi di un gufo per spaventare i predatori (Robek, FAL, via Wikimedia Commons).
Polpo che imita una murena (video YouTube)
È importantissimo, però, che i copioni innocui non diventino in numero maggiore rispetto ai copiati pericolosi. Questo perché un disequilibrio porterebbe ad una maggiore probabilità, da parte dei predatori, di imbattersi nell’animale innocuo e riconoscere quella colorazione o forma non più come pericolose, ma come appetibili. Se ciò accadesse, la colorazione vistosa diventerebbe, in pratica, un invito a farsi mangiare.
Questo tipo di mimetismo, chiamato mimetismo batesiano - da Henry Walter Bates, naturalista inglese che per primo lo studiò sulle farfalle della foresta amazzonica - è un eccellente esempio di come, talvolta, il miglior nascondiglio sia proprio mettersi in bella mostra.
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a cura di Davide Liga, collaboratore sezione Zoologia, CIMeC UniTn