Testuggine a Sperimentarea | Foto F. Pedrazza

Quali sono le origini della nostra intelligenza e delle nostre abilità cognitive?

  • Scopriamo le ricerche della Sezione Zoologia della Fondazione Museo Civico di Rovereto #ricercalmuseo

a cura di Gionata Stancher, Sezione Zoologia Fondazione Museo Civico di Rovereto


Quali sono le origini della nostra intelligenza e delle nostre abilità cognitive?

Per quanto possa sembrare strano, studiare il comportamento di una anfibio o di un rettile può aiutarci a rispondere a questa domanda. Le ragioni sono piuttosto semplici: stiamo osservando delle specie con le quali siamo imparentati e che hanno fatto la loro comparsa ben prima dell’apparizione dell’uomo. Sono cioè dei testimoni del nostro passato cognitivo e cerebrale.

Da alcuni anni i ricercatori di tutto il mondo hanno iniziato a chiedersi quale fosse l’origine di alcune abilità cognitive dell’uomo, soprattutto di quelle presenti sin dalla nascita che non richiedono di essere apprese. Insomma quelle che diamo più per scontate, ma senza le quali nulla potrebbe essere come lo conosciamo ed esperiamo. Parliamo ad esempio della capacità di rappresentare le numerosità, quindi dell’origine stessa delle nostre abilità matematiche, oppure della specializzazione di un lato del nostro cervello per certi compiti ma non altri, oppure ancora di alcune abilità sociali innate come il riconoscimento spontaneo dei volti o l’imitazione. Funzioni eterogenee, ma che concorrono, ciascuna a proprio modo, a guidare un individuo nel mondo, tanto da essere incluse dagli scienziati  tra “gli strumenti cognitivi di base”, ovvero quelli senza i quali saremmo letteralmente persi in una realtà estremamente complessa. Non si tratta quindi delle sofisticate prestazioni della nostra intelligenza astratta, bensì di qualcosa senza la quale questa intelligenza non avrebbe neppure avuto la possibilità di svilupparsi.

Testuggine a SperimentareaPerché possediamo questa abilità innate e quando sono comparse per la prima volta? Per rispondere a queste domande è necessario ripercorrere a ritroso il nostro cammino evolutivo, ma andando così indietro nel tempo fino a giungere in un’epoca preistorica nella quale l’uomo non c’era ancora. E ricostruire le sfide affrontate dai nostri antenati pre-umani, in un mondo molto diverso da quello nel quale viviamo adesso: dove c’erano stagni e acquitrini dove ora ci sono montagne e città, nel quale magari i mammiferi dovevano ancora fare la loro prima comparsa sul pianeta Terra. Non possediamo una macchina del tempo e sfortunatamente i comportamenti non lasciano molte testimonianze fossili, ma possiamo comunque guardarci intorno alla ricerca di altre tracce di questo passato molto lontano, e trovarle nelle specie che rappresentano le eredi dirette degli creature che in un passato più che remoto popolavano il nostro pianeta e dalle quali ci siamo evoluti.

Entro questo quadro, alla definizione del quale concorrono alcuni dei più importanti istituti di ricerca al mondo, la Fondazione Museo Civico di Rovereto e l’ACN Lab del CIMeC stanno conducendo ricerche i cui risultati sono stati pubblicati su importanti riviste scientifiche internazionali. E’ del 2018 la pubblicazione di un articolo dal titolo “Born to be asocial: newly-hatched tortoises spontaneously avoid unfamiliar individuals (Nate per essere asociali: le testuggini neonate evitano spontaneamente individui estranei)” su un’importantissima rivista scientifica internazionale, Animal Behaviour.

Dagli studi condotti in questi anni emerge che le testuggini si sanno riconoscere individualmente, esattamente come facciamo noi. Ma anche le rane sono state protagoniste di studi congiunti dei due enti: si è dimostrato che le rane sono in grado di discriminare tra quantità diverse, sanno cioè “contare” con limiti simili a quelli dei bambini di pochi mesi.

Grazie a studi come questi stiamo cominciando a capire che le abilità cognitive di base sono comuni alla specie umana e alle altre specie animali, e che dunque sono comparse molto, molto anticamente.

Il lavoro di ricerca ha visto coinvolti, oltre ai ricercatori delle rispettive istituzioni, anche laureandi delle università di Trento e Padova e studenti dell’alternanza scuola/lavoro, per questi ultimi un’esperienza formativa nel cuore della ricerca scientifica contemporanea di uno dei settori di maggiore sviluppo degli ultimi decenni: le neuroscienze.


Pubblicazioni della sezione di Zoologia:

Versace E., Damini S., Caffini M., Stancher G. (2018). Born to be asocial: newly-hatched tortoises spontaneously avoid unfamiliar individuals. Animal Behaviour, 137: 187-192

Bonati B., Quaresmini C., Stancher G., Sovrano V. (2017). How territoriality could affect cerebral lateralization for explorative behavior in lizard. MDPI Symmetry, 9(8) 144

Sovrano A.V., Quaresmini C., Stancher G. (2017) Laterality during the mirror-image inspection in tortoises (Testudo hermanni). Behavioral Brain Research, in press.

Stancher G., Rugani R., Regolin L., Vallortigara G. (2015). Numerical discrimination by frogs (Bombina orientalis). Animal Cognition, 18(1): 219-229

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Divulgazione scientifica, multimedialità e nuove tecnologie si intrecciano nelle attività quotidiane della Fondazione Museo Civico di Rovereto. La ricerca e la formazione, attraverso i laboratori rivolti alle scuole, rappresentano da sempre la priorità di uno dei musei scientifici più antichi d'Italia.

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