Un progetto virtuoso, dal Trentino al Parco dell'Etna per la salvaguardia del monumentale castagno "dei cento cavalli"

Un progetto virtuoso, dal Trentino al Parco dell'Etna per la salvaguardia del monumentale castagno "dei cento cavalli"

  • Il castagno "dei cento cavalli" è un albero monumentale nel comune di Sant'Alfio (Catania, Sicilia), in un carpineto sul versante orientale del vulcano Etna. Il cancro alla corteccia, una malattia necrotica causata da un fungo ascomicete, ne stava compromettendo la salute, ma grazie all'intervento di una squadra di esperti volontari di Castione di Brentonico la minaccia è rientrata.

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Da millenni il castagno "dei cento cavalli" sopravvive al tempo, ai fulmini, al vulcano Etna e alle malattie. Recentemente però il temuto cancro alla corteccia, una malattia necrotica causata da un fungo ascomicete, ne stava compromettendo seriamente la salute. Fortunatamente, anche questa minaccia pare rientrata e il monumentale albero è oggi fuori pericolo grazie ad una squadra di esperti volontari di Castione di Brentonico. Una delegazione trentina infatti, guidata dal castanicoltore Fulvio Viesi che da anni cura i contatti e le collaborazioni con le amministrazioni territoriali locali per la salvaguardia di questo albero, ha viaggiato da Castione alla Sicilia per mettere in campo tutta l'esperienza maturata nel settore. Il team di esperti, come in un'operazione chirurgica, è riuscito ad eliminare le parti malate evitando di compromettere l'intero esemplare. 

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In foto alcuni momenti della delicata operazione. Grazie alla potatura, il castagno "dei cento cavalli" oggi è rinato.

Science BreakAlcune sue gemme sono state portate in Trentino per essere innestate su un castagno di Castione .

Il castagno "dei cento cavalli" è un albero monumentale che si trova nel comune di Sant'Alfio (Catania, Sicilia), in un carpineto sul versante orientale del vulcano Etna, in prossimità della zona D del Parco dell'Etna. La storia di questo castagno si perde nella notte dei tempi e si fonde con la leggenda: pare che la regina Giovanna I d'Aragona e i suoi cento cavalieri abbiano trovato riparo sotto le sue fronde durante un temporale. Da qui deriverebbe appunto il suo nome. Studiato non solo da botanici e forestali, il castagno "dei cento cavalli" è stato oggetto di visita anche di molti personaggi illustri di epoche passate e fonte di ispirazione di poeti e letterati. Più in generale il castagno "dei cento cavalli" è da sempre meta e rifugio spirituale anche delle persone alla ricerca di sé stessi mediante il contatto stretto con la natura, espressa in tutta la sua forza da questo albero. Negli ultimi anni, grazie ai suoi riconoscimenti internazionali, è diventato anche meta turistica.

Gli studiosi forestali stimano che possa avere tra i 2000 e i 4000 anni e, stando ad alcune interpretazioni, potrebbe essere addirittura considerato l'albero più antico d'Europa ed il più grande d'Italia. Articolato in tre tronconi principali che complessivamente compongono una circonferenza alla base di 52 metri, questo maestoso albero ha una chioma che raggiunge un ingombro totale di 46 metri.

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Il castagno "dei cento cavalli" visto dal drone. Tutt'attorno l'albero è protetto da una recinzione dal diametro di 33 metri.

Tra i primissimi alberi in Italia ad essere tutelati, nel 1982 è stato inserito dal Corpo forestale dello Stato nel patrimonio italiano dei monumenti verdi e dal 2013 fa parte dell'elenco degli alberi monumentali d'Italia ai sensi della Legge n. 10/2013 e del Decreto 23 ottobre 2014. Nel 2008 il Castagno dei Cento Cavalli è stato riconosciuto come "Monumento Messaggero di Pace" dall'Unesco e nel 2021 ha ricevuto il titolo di "Tree of the year" d'Italia.

Forse non tutti sanno che in Italia a livello legislativo tra i beni paesaggistici rientrano anche le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale, singolarità geologica o memoria storica e, tra questi, vi sono appunto gli "alberi monumentali". La tutela di questi monumenti della natura è fondamentale non solo per il loro elevato valore biologico ed ecologico, ma anche per la loro importanza antropologico-culturale, nonché per la capacità di significare il paesaggio, sia in termini estetici che identitari. 

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a cura di Fulvio Viesi, presidente dell'Associazione tutela del marrone di Castione e vicepresidente Nazionale delle Città del Castagno

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