Biodiversità del bosco

Biodiversità del bosco

  • Il bosco è un ambiente complesso, un insieme di ecosistemi che interagiscono tra loro: quello che vediamo ora e che ci sembra stabile, in realtà non solo ha una storia millenaria, ma ancora oggi muta continuamente.

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Il bosco, come tutti sappiamo, non è solo l'insieme degli alberi, degli arbusti e degli animali che vi abitano. È un ambiente complesso, dotato di funzioni e di equilibri suoi propri, per meglio dire, un ecosistema. O ancora meglio un insieme di ecosistemi fra loro combinati e interagenti.

Vi è in ogni caso una struttura generale di tale ecosistema, nella quale ci si può "immergere" camminando al suo interno. Se ne possono percepire così le forme, i colori, i rumori e tutto ciò che si esprime negli sviluppi della sua biodiversità. Entrando in una foresta e mettendosi bene in ascolto e in osservazione, si possono trarre spunti di grande interesse sugli aspetti di biodiversità che per primi balzano agli occhi, da quelli più macroscopici fino a quelli più minuti. 

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Castagno vetusto. Disegno di Lucio Sottovia. 

Distribuzione degli alberi e composizione del sottobosco, una prima possibile interpretazione di biodiversità

La distribuzione nello spazio delle diverse specie dei grandi alberi, la loro mescolanza, la tipologia degli strati intermedi di vegetazione e quella del sottobosco. Le forme e le diverse dimensioni dei fusti, la disposizione in altezza delle chiome superiori e la loro stratificazione nella copertura generale, la distribuzione o l'assenza di luce al suolo, le superfici prive o quasi di vegetazione e così via. Uno sguardo immediato e molto intuitivo sulla vitalità stessa del bosco va rivolto tra l'altro alle condizioni della cosiddetta "rinnovazione naturale" ossia alla presenza, allo sviluppo o all'eventuale assenza della componente "infantile" degli alberi. Una componente essenziale, dalla quale dipende la perpetuazione di tutto il sistema. Sono tutti elementi essenziali che forniscono una prima possibilità di interpretazione della biodiversità del sistema.

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Bosco di larice (lariceto in successione secondaria, sopra) e larice in primo piano (sotto). Disegni di Lucio Sottovia. 

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Flora, fauna e ritmo climatico delle stagioni

Ma non dimentichiamoci di tutta la biodiversità animale, la cui osservazione richiede spesso una certa attenzione e talora anche molta circospezione; insetti, uccelli, anfibi, mammiferi, dai più piccoli ai più grandi, tutti con un proprio "ruolo" nella rete complessa delle relazioni che danno vitalità al sistema. E così anche la flora del sottobosco, la sua tipologia generale e la sua ripartizione a seconda del tipo di suolo e dell'illuminazione. Tanto la flora quanto la fauna, nel loro comparire, rispondono oltretutto al ritmo climatico delle stagioni. È dunque importante considerare che la biodiversità del bosco si accorda col tempo, oltre che con lo spazio

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Da destra a sinistra in senso antiorario: Picchio nero (foto F. Vaona), Amanita muscaria (foto F. Vaona), Epipogium aphyllum (foto G. Perazza). 

L'importanza del suolo

Ma c'è una biodiversità forestale che si nasconde alla percezione immediata, poiché sta proprio "sotto i piedi", ovvero nel suolo, per vari aspetti il vero "capitale biologico" del bosco. Una infinità di minuti microrganismi delle più svariate classi del regno vivente trova luogo proprio nel terreno. Funghi, alghe, batteri e una estesa serie di vermicelli e di insetti: migliaia e migliaia di specie diverse hanno "residenza e lavoro" nel terreno, alternandosi nel compito di rielaborare e riciclare i materiali di restituzione "cadenti", foglie, rametti e tronchi caduti, spoglie di animali ecc. Il suolo è dunque una riserva essenziale di risorse e un motore insostituibile di rigenerazione e alimentazione del sistema, attraverso la capillare attività dei microorganismi che vi risiedono. Le sostanze organiche, rielaborate in forma di sali minerali, vengono infatti restituite alle radici delle piante.

Ma come si è formato nel tempo tutto questo sistema? Da dove e da quando ha preso avvio?

La formazione di una foresta segue una storia assai lunga, millenaria, una storia che possiamo solo immaginare in modi assai semplificati. Ad iniziare da luoghi semi desertici e sassosi, così com'era migliaia di anni fa, alla fine dell'ultima glaciazione, una lentissima successione di eventi si è svolta nel tempo: dapprima piccoli muschi e licheni sui sassi, poi qualche filo d'erba, poi ancora qualche muschio, pochi cespugli nani battuti dal vento e via via qualche arbusto. Piogge, gelo e venti intanto corrodono e sgretolano la roccia. E i secoli trascorrono. Minuti resti di fogliame e polveri si fermano fra i sassi, si notano radi accenni di humus e di umidità, compaiono larve di insetti e simili. Passano altri secoli. Poi qualche albero e tracce di terriccio. Lentamente il suolo si estende e la vegetazione, crescendo, a sua volta rinforza il suolo. Si avvia così il ciclo di un bosco che giunge a "maturazione".

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Bosco montano misto. Disegno di Lucio Sottovia. 

Il bosco che vediamo ora e che ci sembra stabile, in realtà muta ancora continuamente, anche se ciò non appare. Accanto a piccoli cambiamenti percepibili nell'arco di alcuni anni, ve ne sono altri molto più grandi e più lenti, difficili da percepire perché avvengono in tempi che vanno ben oltre la durata media della nostra vita. Si tratta dei lunghi cicli di naturalità delle foreste.

In sovrapposizione a tali cicli vi sono stati, e continuano ad esserci, i grandi mutamenti indotti dall'uomo, che nel bosco ha sempre trovato risorse e possibilità di sviluppo, condizionandone sia l'evoluzione naturale sia la biodiversità. Non dimentichiamoci quindi che i nostri boschi attuali presentano strutture ed equilibri ecologici assai diversi, che possiamo definire solo semi naturali, non certo naturali in senso stretto. Questo vale anche per la biodiversità.

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a cura di Lucio Sottovia, già direttore dell'Ufficio aree protette e sviluppo sostenibile della Provincia Autonoma di Trento

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