Il monitoraggio dei ghiacciai in Trentino, perché è nato e come funziona

Il monitoraggio dei ghiacciai in Trentino, perché è nato e come funziona

  • Ospite del nostro Science Break è Cristian Ferrari, Presidente della Commissione Glaciologica SAT. Ci racconta l'origine dell'attività di ricerca sui ghiacciai del Trentino e come si svolge oggi il monitoraggio nel corso dell'anno.

Si legge in 5 minuti: il tempo di un caffé americano!

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Foto di copertina: Fronte del Ghiacciaio d'Amola, Parco Adamello Brenta, autunno 2022. 

In provincia di Trento i ghiacciai sono circa 80 e nel loro complesso ricoprono quasi 20 kmq collocati su 5 gruppi montuosi: Adamello-Presanella (60%), Ortles-Cevedale (31%), Marmolada (5%), Brenta (3%) e Pale di San Martino (1%).

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Foto 1: Ghiacciaio Vedretta Rossa dalla Diga del Careser, Parco Nazionale dello Stelvio Settore Trentino, autunno 2022.

L'attività di ricerca sui ghiacciai del Trentino ha origini già dalla fine dell'Ottocento, quando i primi esploratori attraversarono queste zone sconosciute alla ricerca delle migliori vie per raggiungere le cime ancora inviolate. Così per esempio Julius von Payer, ufficiale boemo che il 16 settembre del 1864 raggiunse per primo, con le guide rendenesi Girolamo Botteri e Giovanni Caturani, la cima dell'Adamello (3539 m). Durante le sue attività alpinistiche contribuì in maniera fondamentale alla descrizione della morfologia glaciale delle fronti dei ghiacciai dell'Adamello e della Lobbia, con una raffinata mappa topografica. Il periodo in cui Payer cartografò con precisione la zona dell'Alta Val Genova corrisponde anche alla fine dell'ultima espansione glaciale sulle Alpi, la Piccola Età Glaciale. Ecco che una restituzione cartografica evidenzia quello che studi successivi, di tipo geologico e morfologico, avrebbero confermato come i limiti certi che molte altre cartografie del tempo avevano descritto in modo non corretto.

Successivamente glaciologi austriaci, ma anche italiani, iniziarono ad interessarsi all'evoluzione di questi ecosistemi d'alta quota. La nascita dei Club Alpini anche in Italia, e in Trentino della Società degli Alpinisti Tridentini (nel 1872), spinse gli alpinisti europei e quelli locali ad avventurarsi oltre queste entità alpine che per decenni avevano infuso tanto dubbi e paura nei valligiani.

Si fece quindi sempre più forte la necessità di studiare l'evoluzione di queste grandi masse di ghiaccio in quota. I primi ricercatori certo non sapevano che i loro studi e ricerche avrebbero restituito, in questi anni caldi, la dimensione di quanto questi elementi si siano nel tempo modificati.

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Foto 2: Ghiacciaio di Lares, porzione frontale su un crollo circolare, Parco Adamello Brenta, autunno 2023.

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Foto 3: Crepacci sul Ghiacciaio Adamello, Parco Adamello Brenta, estate 2022. 

La Società degli Alpinisti Tridentini si inserì in questo campo di ricerca fin da inizio '900 con l'attività di propri soci, fino ad iniziare un'attività sistematica di rilievo alla fine degli anni '50 con l'anno geofisico internazionale, dove grazie anche all'attività di due soci, Bruno Parisi e Franco Marchetti, proseguì ed iniziò il rilievo di gran parte dei corpi glaciali del gruppo Adamello, Brenta e Presanella, in collaborazione con altri validi glaciologi sugli altri gruppi montuosi (Stelvio, Marmolada, Pale di San Martino).

Era così naturale che all'inizio degli anni '90, si formò all'interno della SAT un gruppo di ricerca che rendeva ancora più istituzionale questa attività, in seno a quello che sarebbe diventato il Comitato Glaciologico Trentino.

La ricerca sui corpi glaciali è un interessante "fenomeno", anche perchè gran parte del lavoro sul campo viene eseguito, a livello della Alpi italiane, da gruppi di volontari ed appassionati. Le campagne di dati confluiscono poi al Comitato Glaciologico italiano o a gruppi universitari, che li elaborano per presentarli quindi in forma aggregata e descrivere l'andamento del fenomeno a livello delle Alpi.

Così come da tradizione, anche nel 2023 l'attività di rilievo e ricerca riveste carattere di volontariato. A livello provinciale il sodalizio più attivo è quello che riguarda lo studio delle informazioni morfologiche, quali superfici e arretramento frontale dei ghiacciai. 

Dopo circa 30 anni dalla fondazione del Comitato Glaciologico Trentino, gli appassionati rilevatori trovano ancora nella SAT la possibilità di esercitare le proprie attività di ricerca, sotto le vesti di quella che ora è definita "Commissione Glaciologica" e che viene a pieno merito inquadrata nelle Commissioni Tecniche della Società.

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Foto 4: Palina di ablazione per la misura della fusione del ghiaccio sul ghiacciaio dell'Adamello - Mandrone, Parco Adamello Brenta, estate 2022. 

Gli operatori glaciologici iniziano, ancora nella fine della fase primaverile, la collaborazione con altri enti nella misura degli accumuli nevosi su alcuni ghiacciai campione del Trentino; particolare è la collaborazione che vede i suoi risultati nel lavoro portato avanti con la Protezione Civile del Trentino, con l'Università di Padova, con il MUSE, con il Servizio Glaciologico Lombardo. Durante l'estate con la progressiva riduzione della neve al suolo, gli impegni degli operatori glaciologici si concentrano soprattutto in attività divulgative, che vengono portate avanti con i gruppi di lavoro e di coordinamento dei Parchi trentini. Negli anni infatti, all'interno delle Aree protette del Trentino si sono strutturati dei percorsi glaciologici che permettono, durante la visita, di osservare i vari elementi morfologici caratteristici della presenza recente dei ghiacciai.

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Foto 5: Iceberg staccato dalla porzione frontale del ghiacciaio di Lares, Parco Adamello Brenta, autunno 2023. 

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Foto 6: Crollo circolare alla fronte del ghiacciaio Mandrone, Parco Adamello Brenta, estate 2022. 

Verso l'autunno le attività di rilievo e ricerca degli operatori glaciologici della SAT si fanno più intense, per l'arretramento delle fronti e il ritiro delle superfici dei ghiacciai; in particolare il ritiro delle fronti assume una valenza comunicativa più forte del solo rilievo numerico, nel momento in cui viene accompagnata dal rilievo fotografico e dalla rifotografia dei ghiacciai da stazioni fotografiche note. La rifotografia mira alla ricerca in archivio di materiale storico e la successiva ricerca delle stazioni fotografiche da cui ripetere l'analoga foto. Il confronto tra foto scattate anche a 120 anni di distanza riesce quindi in poco tempo a trasmettere quello che i numeri riescono a fare solo per gli addetti ai lavori.

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Esempio di rifotografia del Ghiacciaio de La Mare nel Gruppo Ortles-Cevedale (foto in alto: Archivio del Comitato Glaciologico Italiano A. Desio 19-08-1932, foto in basso: Cristian Ferrari - Commissione Glaciologica SAT, 2022)

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a cura di Cristian Ferrari, Presidente Commissione Glaciologica SAT

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