La nuova psicoterapia: MDMA e l'Ombra
Pubblicato originalmente su Eleusis, n. 3, pp. 3-11, 1995
Questa è la versione riveduta di una conferenza tenuta al Psychoactive Sacraments Conference Retreat, sponsorizzata dal Chicago Theological Seminary e dal Council on Spiritual Practices Vallombrosa Center, Menlo Park, California, U.S. 16-19 febbraio 1995.
La psicoterapia moderna con l'utilizzo di droghe psichedeliche probabilmente iniziò agli inizi degli anni 60. L' MDMA, attualmente nota come XTC, si impose all'attenzione di alcuni membri della comunità per la salute mentale grazie agli sforzi di un uomo -- ora morto -- un anziano psicologo che chiamerò Adam.
Adam aveva tranquillamente somministrato per anni droghe che espandevano la mente a molti pazienti e amici accuratamente selezionati per aiutarli nella loro crescita psicologica e spirituale. Nel 1972 scoprì i poteri dell'MDMA tramite mio marito, Sasha Shulgin, che aveva portato alla luce il brevetto originale tedesco del 1912 e aveva prodotto la sostanza nel suo laboratorio. Egli lo fece conoscere ad Adam presentandolo come un possibile antidepressivo.
Una volta provata egli stesso la droga, Adam -- che era sulla soglia della pensione -- iniziò una nuova pratica, dedicandosi quasi totalmente alla formazione di psicologi e psichiatri innovativi e coraggiosi, in tutto il paese ed infine in Europa, improntata all'uso dell'MDMA in terapia. Alla cerimonia funebre che seguì la sua morte uno dei suoi amici più intimi mi disse: "Penso che, tutto sommato, Adam ha preparato circa 4000 persone in tutto il mondo all'uso dell'MDMA, solamente in quest'ultima dozzina d'anni."
Egli iniziò col dare la droga ai terapeuti perché -- secondo la sua opinione -- nessun terapeuta dovrebbe mai permettersi di dare una droga che altera la coscienza ad un'altra persona a meno che lui stesso, il terapeuta, non ne conosca gli effetti su di sé. Questa regola fu osservata da tutti coloro che seguivano Adam in questo tipo di lavoro e conserva tuttora la sua validità. Essa non riguarda soltanto l'MDMA, ma qualsiasi altra droga psicoattiva.
Questa regola è particolarmente valida per le droghe chiamate psichedelici, enteogeni e empatogeni (l'MDMA è un empatogeno). "Enteogeno" significa rivelare il Dio interiore; "empatogeno" significa contattare il se interiore.
L'MDMA diventò lo strumento preferito degli psicoterapeuti perché può essere tranquillamente somministrato a persone che sono troppo fragili emotivamente per trarre beneficio da qualsiasi tipo di psichedelico. Non c'è perdita di controllo con l'MDMA che inoltre non produce nessuna delle alterazioni visive collegate agli psichedelici, effetti che possono essere perturbanti e non necessariamente contribuiscono alla qualità dell'esperienza interiore.
Fin dagli anni 60 c'era stata una evoluzione nella struttura generale di una seduta terapeutica psichedelica e quando arrivò l'MDMA e dimostrò di essere in realtà la "penicillina per l'anima", si era già costituita una base consistente di esperienze su cui fondare la nuova terapia.
Qui vi presenterò una breve panoramica di alcuni aspetti di questo tipo di lavoro, sia che venga portato avanti per risolvere problemi sia che serva per la crescita spirituale. Ad esempio, in che modo la terapia con l'MDMA o con una droga psicoattiva si differenzia dalle forme di psicoterapia ed ipnoterapia comunemente accettate?
Se siete il terapeuta, ricordate che, prima che venga ingerito qualsiasi tipo di droga, deve essere necessariamente stretto un contratto -- ripetuto verbalmente, occhi negli occhi -- con il cliente, tenendo ben in mente che state parlando non soltanto alla sua mente conscia ma al suo inconscio in ascolto.
Il contratto prevede le seguenti regole. La formulazione può essere cambiata a discrezione del terapeuta. Il contenuto invece deve rimanere esattamente lo stesso.
- "Sono permessi sentimenti ed emozioni di tipo sessuale; possono e dovrebbero essere discussi ma non agiti fisicamente qui."
- "Sono permessi sentimenti di ostilità e rabbia; se ne può e se ne dovrebbe parlare ma non devono essere agiti contro di me o contro cose di mia proprietà se non in modo concordato tra noi due."
- "Se tu (il paziente) dovessi vedere l'amichevole porta della morte e sapere che, attraversandola, puoi farla finita con questa vita, NON lo farai durante questa seduta. Non metterai fine alla tua vita in questo modo, mentre sei qui con me, perché questa azione mi colpirebbe gravemente e tu non mi farai del male come io non ne farò a te."
- "Tu giurerai di rispettare queste regole senza eccezione e senza riserve."
La regola n. 1 si spiega da sola.
La regola n. 2 richiede un chiarimento:
Il terapeuta, naturalmente, dovrebbe dare la possibilità al paziente di esprimere la sua rabbia, di agire i suoi sentimenti di rabbia e il desiderio di uccidere -- se e quando tali sentimenti emergono in seguito a ricordi dissepolti -- mettendo a sua disposizione delle cose da colpire o da strappare come dei cuscini o delle vecchie lenzuola e mettendosi d'accordo con il cliente riguardo al quando, come e dove questo possa avvenire (il terapeuta potrebbe avere una stanza speciale adibita a questo scopo). Tutto questo sarà accuratamente spiegato al cliente dopo che il contratto è stato accettato.
Per quanto riguarda la regola 3:
La formulazione di questa regola può apparire fredda e distaccata ma provocherà nel paziente una forte e improvvisa reazione che lo porterà a capire che si tratta realmente di una questione di vita e di morte e la sua mente inconscia registrerà il fatto che qualsiasi cosa possa avvenire durante la sessione ci sono comunque regole che richiedono di essere rispettate.
La porta della morte è un'esperienza reale che la maggior parte degli esploratori del mondo della psiche umana alla fine incontrerà. Essa assume molte forme, per lo più di accogliente benvenuto, e il suo messaggio è: "Ecco la via del ritorno a casa, quando deciderai di ritornare." Non seduce né alletta; è semplicemente là. Se appare ad un paziente profondamente depresso può significare la fuga dal dolore e dalla solitudine e, senza il contratto, la tentazione di attraversarla potrebbe prendere il sopravvento. Alcune persone hanno ceduto alla tentazione e sono state rimandate indietro ma abbiamo saputo di una persona -- e ce ne possono essere state più di una -- che rimase dall'altra parte dell'apertura. In questo caso il terapeuta si trova di fronte non soltanto alla morte del paziente ma all'inevitabile disastro legale e professionale che ne deriva.
Ci sono altre differenze: ciascuna sessione in cui si usi una di queste droghe prenderà al minimo sei ore (con l'MDMA) e spesso da otto a dieci ore con uno psichedelico. La durata della sessione non dipende soltanto dal tipo di droga usato ma anche dalla possibilità o meno che ci sia un lavoro impegnativo su una rilevante problematica psicologica o spirituale.
Nella mia esperienza molte volte i confronti emotivi o le battaglie spirituali più importanti cominciano a presentarsi in quello che dovrebbe essere il momento della discesa degli effetti della droga, più o meno durante l'ultima ora della sessione.
Per lo più le sessioni con un paziente comportano un intenso lavoro che si compie nell'arco di sei ore e talvolta anche meno. Però se all'ultimo minuto interviene un conflitto di vitale importanza, una delle regole più importanti della terapia psichedelica è che il terapeuta -- indipendentemente dal grado di stanchezza in cui si trova -- NON DEVE interrompere la sessione. Deve rimanere con il cliente, continuare a lavorare con lui fino al momento in cui giunge la vera conclusione.
La psiche umana ha il proprio programma personale e individuale di crescita e userà i suoi modi e i suoi tempi per compiere i passi importanti. Il terapeuta è lì per aiutare il processo, per dedicarsi cuore, anima e intuizione, tutto se stesso, per guidare e sostenere il duro lavoro che il suo cliente sta facendo.
Quando il CLIENTE, d'altra parte, decide di essere troppo stanco per continuare a lavorare, quello è il segnale che la sua psiche sta chiudendo la porta e sta dicendo a tutti:" Per oggi basta" ed è solo allora che il terapeuta dovrebbe iniziare a portare la sessione alla sua conclusione.
L'MDMA è un empatogeno e qualcuno lo chiama enteogeno. È una droga dell'intuizione ed uno dei modi in cui facilita l'intuizione in chi la prende è quello di eliminare la paura più viscerale che la maggior parte di noi prova quando ci troviamo davanti alla nostra Ombra -- per usare il termine junghiano -- o lato oscuro.
Al posto della paura, in quasi tutti, emerge una serena accettazione di qualsiasi cosa si sia incontrato ed una insolita compassione verso se stessi; in altre parole, un'accettazione di tutti gli aspetti della propria natura, generosa e egoista, gentile e vendicativa, amorevole e sprezzante.
Spesso ho descritto questa esperienza di accettazione incondizionata di sé come "Trovarsi sorretto dalle mani amorevoli di Dio" e può essere considerata, in sostanza, una delle esperienze più risanatrici che un essere umano possa avere.
Una volta che egli ha sentito -- probabilmente per la prima volta -- una tale assoluta legittimazione della totalità di chi egli è, le vecchie abitudini difensive svaniscono.
Diminuisce fortemente il bisogno di proteggersi dalla propria Ombra, il proprio lato oscuro. Il terapeuta dovrebbe ricordargli che è dentro di lui, come è dentro ogni altro essere umano, per uno scopo preciso e cioè per la propria protezione e sopravvivenza. Non semplicemente la sopravvivenza del corpo fisico, ma anche quella dell'immagine di sé costruita dall'inconscio per permettergli di affrontare la vita con un certo grado di autoaccettazione.
L'MDMA gli darà la possibilità di prendere in considerazione i cambiamenti che può aver bisogno di operare in se stesso senza i sensi di colpa e di autosvalutazione che ne potrebbero derivare.
Il livello di intuizione raggiunto in sessioni in cui si faccia uso di MDMA o di altre droghe -- come la 2C-B, che è uno psichedelico ad effetto relativamente breve -- dipende innanzi tutto dalla disponibilità del paziente ad affrontare e riconoscere il suo lato oscuro o Ombra, gli aspetti della sua natura repressi, esclusi, a lungo negati.
Per usare termini buddisti, gli viene chiesto di confrontarsi con i demoni noti come i guardiani dei cancelli e la prospettiva di vedere ciò che egli inconsciamente crede sia il nucleo -- l'essenza -- di se stesso come una serie di entità orrende, maligne, totalmente inaccettabili, può portare ad uno stato di paura che non ha uguali nella vita normale.
A nessuna persona si può chiedere di iniziare il lavoro di confronto con la sua Ombra senza che il terapeuta le abbia prima detto che ciò che vedrà e sentirà non è -- NON È -- la totale verità di chi è, ma soltanto una parte importante ed essenziale.
Prima che venga presa qualsiasi droga è necessario che ci sia una approfondita discussione che riguarda non solo la natura e la funzione dell'Ombra ma anche la necessità di provare compassione per il bambino innocente che si è stati e di capire come e perché quel bambino abbia sviluppato determinate abitudini nel comportamento e nelle reazioni emotive al suo ambiente nello sforzo di sopravvivere in un mondo che egli non era attrezzato a controllare o a gestire.
È in questa discussione preliminare che entra in gioco l'esperienza e la capacità persuasiva del terapeuta. Egli stesso DEVE aver compiuto questo tipo di viaggio emotivo e spirituale prima di poter chiedere ad un cliente di affrontarlo.
Deve aver sentito lo stomaco attanagliato dalla paura di aprirsi alla visione del suo Sé più profondo con cui egli semplicemente non avrebbe potuto vivere se si fosse trattato in realtà della sua vera natura. E dovrebbe essere stato guidato da un terapeuta -- o un amico -- che sapesse bene come accompagnarlo attraverso questo territorio terrificante per poi uscire dall'altra parte. Soltanto un terapeuta che ha compiuto questo processo di confronto col sé può parlare con impeccabile autorità e credibilità ad un cliente impegnato nella lotta con intense, profonde paure.
Tutte queste spiegazioni e rassicurazioni devono aver luogo prima che il cliente prenda la decisione finale di assumere l'MDMA o una droga psichedelica. È una preparazione essenziale senza la quale si potrebbe vanificare la sessione stessa.
Quando la psiche inconscia prevede la possibile distruzione di una buona immagine di sé necessaria e a lungo alimentata; quando il Sopravvissuto ode i passi fuori dalla massiccia porta che ha protetto dallo sguardo il suo aspetto mostruoso per la maggior parte della sua vita, ne potrebbe risultare una totale mancanza di risposta alla droga. Niente intuizione, niente immagini, niente di niente.
Oppure ci potrebbe essere un'esplosione di un grave stato di ansia che cancella completamente qualsiasi altro effetto e distoglie l'attenzione di chiunque altro sia coinvolto.
Ci sono altri modi in cui l'MDMA o la terapia psichedelica (o la guida per la crescita spirituale) si discosta dalla normale analisi o psicoterapia.
È essenziale che il terapeuta metta il più possibile da parte qualsiasi teoria o credo preconcetto, sia di natura psicologica che spirituale. Il suo atteggiamento deve essere quello di uno studente che impara una nuova parte dell'universo, che la vede per la prima volta. Il cliente è un mondo nuovo, diverso da qualsiasi altro egli abbia incontrato precedentemente e il terapeuta deve essere pronto ad imparare il linguaggio di simboli ed immagini che appartengono a quel particolare mondo.
Egli deve mantenere gli occhi e le orecchie bene aperti e tutte le sue antenne in stato di vigilanza in modo da poter iniziare ad intravedere la struttura emotiva e spirituale e le regole di sopravvivenza che ispirano la vita in questo paesaggio umano unico.
Ciò che il terapeuta dovrebbe ricordare è che la psiche del cliente contiene una parte che è capace di autoguarirsi e che è una componente di quello che si potrebbe chiamare -- in mancanza di un termine migliore -- il suo Sé superiore. Io preferisco chiamarla il Supervisore. Egli dovrebbe informare il cliente dell'esistenza di questo guaritore interiore perché in tal modo lo aiuterà ad attivarlo.
C'è un'altra regola che io credo che debba essere osservata da qualsiasi terapeuta che intraprenda questo tipo di viaggio con un paziente o con un amico. Deve essere capace di sentire qualcosa di molto simile all'amore verso la persona che si accinge a guidare. Ci dovrebbe essere un vero prendersi cura e non può essere semplicemente un interesse intellettuale per il benessere del cliente; deve essere qualcosa di molto più profondo, a livello viscerale.
Il vero prendersi cura, come l'amore, non può essere imposto, come tutti sappiamo, e il terapeuta dovrebbe possedere una profonda conoscenza del suo intimo che gli permette di essere consapevole della realtà dei suoi sentimenti verso il cliente.
Se c'è ostilità o apprensione egli deve essere preparato a compiere il necessario lavoro interiore per scoprire la ragione di quei sentimenti, per elaborare le eventuali proiezioni e, se non riesce a risolvere completamente il problema, dovrebbe indirizzare il cliente ad un altro terapeuta. Non mi riferisco a sentimenti come l'irritazione o l'impazienza momentanea; questi possono emergere come reazione naturale per molti motivi e non annullano l'amore o la dedizione di fondo.
È in relazione a questa capacità di prendersi cura del paziente che diventa importante l'esperienza che il terapeuta ha avuto precedentemente con l'MDMA e le droghe psichedeliche. Se egli ha utilizzato in prima persone questi strumenti avrà compiuto -- doverosamente -- determinati passi spirituali che lo avranno condotto a luoghi specifici all'interno di se stesso. Uno di questi è quello che spesso viene definito "partecipazione mistica" con le parole del grande antropologo Eliade e di solito si verifica nella prima esperienza con l'MDMA o con psichedelici se la sessione viene condotta, come dovrebbe essere, in un ambiente naturale tranquillo.
Egli avrà percepito il senso di appartenenza con ogni cosa vivente ed avrà raggiunto la conoscenza -- una profonda conoscenza interiore, non intellettuale -- che ogni animale, pianta ed essere umano gli è affine. Avrà sentito che tutto ciò che vive porta nel suo intimo l'essenza di Dio, una scintilla del Grande Spirito e che in verità tutti noi siamo parti individuali di un unico cosciente Essere vivente.
Quello che potrebbe averlo affascinato precedentemente come nulla di più di un concetto bello e poetico, improvvisamente avrà assunto la forma della realtà e il profondo impatto con questa rivelazione sarà divenuto parte di lui per tutto il resto della sua vita.
Ecco perché, una volta che ha avuto il privilegio di trovarsi in questo luogo della sua anima, sarà possibile per lui sentire il reale prendersi cura e persino l'amore verso un cliente che si sta preparando ad aprire se stesso a se stesso. Saprà che quella persona con cui sta lavorando è, in senso spirituale, suo genitore, suo fratello e suo figlio.
Poiché ho accennato all'esperienza di incontro con l'Ombra, è necessario aggiungere che c'è un importante differenza tra l'esplorazione psichedelica e, per esempio, l'analisi junghiana quando si tratta di affrontare e riconoscere l'Ombra.
L'analista junghiano incoraggerà il suo cliente a vedere la sua Ombra il più chiaramente possibile -- vedere quale forma assume, percepire quali sono le sue qualità -- e poi a continuare a lavorare sulla comprensione delle sue origini e delle sue funzioni. Alla fine essa si trasformerà in un alleato del Sé conscio, totale e integrato.
Questa potrebbe apparire una differenza non tanto importante ma un terapeuta che lavora con l'MDMA o una droga psichedelica aiuterà dolcemente il suo cliente a compiere un ulteriore passo, una volta vista pienamente la sua Ombra, che -- comunque -- di solito, ma non sempre, prende la forma di un grande, potente animale.
Egli stimolerà il cliente prima a mettersi di fronte e poi ad entrare dentro la figura oscura che egli sta incontrando; è necessario il lavoro che porta ad entrare dentro la pelle della bestia e a guardare il mondo esterno attraverso i suoi occhi.
È qui, a questo punto, che potrebbe essere necessario combattere una battaglia in quanto l'uomo cosciente non deve solo combattere la propria ripugnanza, vergogna e paura di questo aspetto proibito della sua psiche; anche la mente potrebbe proiettare sull'Ombra un uguale resistenza ad essere vista o toccata.
Per alcune persone non è difficile, una volta riconosciuta l'Ombra, entrare direttamente in essa. Per altri è necessario combattere per poterlo fare, con il sostegno e l'incoraggiamento amorevole, paziente, forte da parte del terapeuta.
La prima risposta al momento in cui si riesce a compiere questa fusione è di solito di stupore per l'inusuale assenza di paura di qualsiasi genere. La seconda è di crescente compiacimento e poi di evidente ilarità per la sensazione di potenza -- immensa, impavida -- che caratterizza questa creatura.
Questa fase di riuscire a conoscere a conoscere l'Ombra dall'interno è possibile che prenda più di una sessione, ma -- molte volte -- ho constatato che il lavoro veniva completato in una sola giornata.
Quando il cliente impara ad accettare e a comprendere l' Ombra e il suo obbiettivo primario, ha inizio una trasformazione.
Alla fine l'Ombra riprenderà il proprio posto di devoto alleato e protettore a disposizione -- quando è necessario -- del Sé totale, rispettata e legittimata dalla mente conscia anche se non sarà mai completamente demolita né avrà buone maniere a tavola. In altre parole l'obbiettivo finale è identico a quello degli junghiani.
In chiusura, un triste rilievo:
Da quando fu approvato l'Analog Drug Bill del 1986 questo tipo di terapia e di viaggio spirituale, che utilizza questi impagabili strumenti, è diventato illegale negli Stati Uniti.
Nonostante le migliaia di anni di pratica spirituale in cui sono state utilizzate piante visionarie nelle culture native di tutto il mondo, i governi moderni hanno tentato, tranne pochissime eccezioni, di sopprimere l'uso delle piante e dei prodotti di sintesi chimica che aprono la coscienza, classificandole tra le sostanze che danno assuefazione alla stregua di pericolosi narcotici e stimolanti -- il che non sono nel modo più assoluto -- e senza valore sociale.
Potrete tacciare i legislatori di ignoranza quasi universale come pure la maggior parte della pubblica opinione per quel che riguarda gli psichedelici e i loro usi appropriati.
Il mio biasimo riguarda anche qualcos'altro: riconosco un'intensa paura inconscia delle profondità nascoste della psiche umana ed una non riconosciuta certezza che l'Ombra sia, in realtà, la terrificante, infima, ultima verità circa la natura dell'uomo. Questa convinzione, nella maggior parte di noi, è stata alimentata in mille modi dalla famiglia e dalla cultura e troppo spesso dalla religione.
Sarà compito nostro -- e degli altri che sentono con la nostra stessa intensità -- trovare il modo di operare un cambiamento nella nostra nazione. In molti altri paesi, in Europa e in Sud America, sembra che l'atteggiamento abbia già iniziato a cambiare.
È mia opinione che, se la specie umana è destinata a sopravvivere molto più a lungo sulla terra, questo tipo di viaggio spirituale, questo tipo di comprensione e trasformazione del lato oscuro dell'anima, dovrà essere considerato una componente necessaria della stessa sopravvivenza umana.