Carlo Fait. Il sogno di uno scultore passatista
Con questa esposizione a Palazzo Alberti Poja si compie il desiderio di Carlo Fait di essere ricordato per la sua lunga attività di scultore al servizio della società, documentata nel percorso cittadino attraverso i suoi tre monumenti dedicati a Clementino Vannetti, all'Alpino e a Riccardo Zandonai.
Nato a Rovereto nel 1877, morto a Torino nel 1968, a novantuno anni, sepolto nel cimitero di Trino, paese d'origine dell'amata moglie Luigia, Fait fu allievo e collaboratore di Pietro Canonica, celebre scultore attivo all'inizio del '900 e amato dagli zar, dai regnanti e dall'aristocrazia internazionale.
A distanza di oltre settant'anni dalla sua donazione al Comune di Rovereto per avere un'eposizione nel Museo Civico, sull'esempio di quanto aveva fatto Pietro Canonica con il Comune di Roma, Carlo Fait è rappresentato in due sale al pianterreno di Palazzo Alberti Poja, palazzo settecentesco con stucchi e affreschi dei fratelli Marcola. Sono esposti bronzetti, marmi, gessi, fra cui spiccano l'imponente gruppo marmoreo La Preda e il busto di Cristo morente, carichi di pathos e notevoli esempi del suo virtuosismo tecnico derivato dallo studio dell'arte del passato.
Il progetto delle sale - con la scelta delle opere da esporre, l'ordinamento e l'apparato didattico - è stato curato dal comitato scientifico formato da Ezio Chini, Paola Pizzamano e Fabrizio Rasera.
Grazie al contributo dell'International Inner Wheel Club di Rovereto sono stati realizzati alcuni importanti interventi sul gruppo marmoreo de La Preda, il suo capolavoro terminato nel 1947: restauro, basamento girevole e ricostruzione tridimensionale riprodotto nel video.
Un altro video è dedicato all'opera di Carlo Fait, a cura di Paola Pizzamano, con la musica scritta dallo scultore che, come i nipoti Renato Fait, Fausto Melotti, Carlo Belli e il pronipote Maurizio Pollini, compose diversi brani per pianoforte ed orchestra.
La mostra è terminata.
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